“La voce del padrone” di Franco Battiato, un capolavoro che ritorna

Viene ripubblicato l’album del 1981 che coronava la trilogia iniziata con “L’era del cinghiale bianco”: testi inusuali e novità sonore in brani come “Cuccurucucu” o “Segnali di vita”

“La voce del padrone” di Franco Battiato, un capolavoro che ritorna
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17 Marzo 2021 - 08.59


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di Giordano Casiraghi 

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In occasione del suo settantaseiesimo compleanno Universal Music Italia pubblica La vo-ce del padrone, l’album più popolare di Franco Battiato, il primo a superare il milione di copie vendute. Tante edizioni, per tutti i gusti e tutte le tasche saranno disponibili dal 19 marzo.
La grande scalata alle classifiche riceve il primo riconoscimento al Palalido di Milano, il 2 febbraio 1982, quando Battiato riceve il disco d’oro per le 100 mila copie vendute di La voce del padrone. A molti poteva sembrare un punto d’arrivo, ma era solo l’inizio di una inarrestabile ascesa nell’olimpo dei grandi della canzone italiana. 
L’album, pubblicato in origine lunedì 21 settembre 1981, completa una trilogia iniziata in sordina con L’era del cinghiale bianco e proseguita con maggior convinzione con Pa-triots
Ad accorgersi del potenziale artistico e creativo del «nuovo» arrivato sono soprattutto i colleghi cantautori, che non mancano di manifestare il loro apprezzamento. Più di qual-cuno chiede la disponibilità per avere Battiato come arrangiatore per i loro nuovi album. 
Saranno però le canzoni al femminile a ricevere il suo interesse, a cominciare da Alice che giusto al Sanremo 1981 regala a Battiato la vittoria come autore di Per Elisa. Per la cantante arrangia e firma brani dell’album omonimo Alice e, sempre nel 1981, il suo strabordante estro creativo illumina il ritorno alla canzone di Giuni Russo con l’album Energie. Per tutti i primi anni Ottanta Battiato produrrà una enorme quantità di successi, non solo per se stesso.

L’esplosione del fenomeno Battiato non arriva certo all’improvviso. A conti fatti sono almeno quindici anni che l’artista ci sta provando, dall’esordio nel 1965 con le prime in-cisioni. 
La voce del padrone nel corso del 1982 arriverà a totalizzare il milione di copie vendute, un record per l’Italia. Le aspettative c’erano, la casa discografica aveva predisposto una discreta promozione, ma nessuno è arrivato a ipotizzare quello che è successo. Eppure, per il lancio dell’album, e per il primo singolo Bandiera bianca, non è stato realizzato un vero video clip, che a quei tempi era uno strumento primario per il lancio di una canzone. Cosa è successo allora? È successo che il pubblico ha captato che una novità di tale po-tenza non la sentiva da anni e l’ha subito premiata. 
La tournée relativa al lancio dell’album inizia a metà gennaio 1982 e fa registrare nel solo mese di febbraio 20 date, già trionfali. La stampa specializzata, ma anche quella più popolare, risponde in massa e concede intere copertine, da Ciao 2001 a Scena, Tele Sette, Cioé, Il Monello e Tutto Musica & Spettacolo. 

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L’album è stato realizzato negli studi di registrazione gestiti da Alberto Radius, gli stessi dei due album precedenti. La squadra di lavoro, ormai collaudata, comprende l’inseparabile Giusto Pio come aiuto agli arrangiamenti, alla sezione ritmica Alfredo Go-lino e Paolo Donnarumma, Alberto Radius alle chitarre, Filippo Destrieri alle tastiere, Claudio Pascoli al sax, Donato Scolese al vibrafono e il coro Madrigalisti di Milano in almeno tre brani vincenti: Bandiera bianca, Centro di gravità permanente e Cuccurucu-cu. Testi e musica firmati dal solo Battiato.
Quando nel 2015 Universal Music Italia pubblicò il cofanetto Anthology la parte dei suoni venne affidata a Pino «Pinaxa» Pischetola, il sound engineer da sempre al fianco dell’artista. Nell’aprire le varie tracce, durante la trasmissione «33 Giri» di Sky Arte tutta dedicata a La voce del padrone, Pinaxa ebbe occasione di dirsi meravigliato del gran vo-lume sonoro che all’epoca si era riusciti a mettere in solo 24 piste.  

Al primo ascolto l’album appare subito perfetto per ottenere un largo successo. A diffe-renza del pubblico pochi giornalisti se ne accorgono, anzi più di qualcuno azzarda giudizi negativi. Perfetto l’inizio con un brano come  Summer on a Solitary Beach, melodica-mente arioso e nello stesso tempo ritmico, una piccola orchestra dove vibrafono, sax e tastiere mobilissime creano un mosaico sonoro di assoluto valore. Giusta partenza per annunciare il «Mister Tamburino» di Bandiera bianca, primo singolo da presentare in radio e nelle trasmissioni televisive che cominciano a essere ricorrenti. Il suono dell’organo Hammond accompagna tutto il brano come un mantra, la chitarra «rumorosa» di Radius a creare volume, i raddoppi vocali di Battiato che diventeranno uno stile di riconoscimento, il tocco del vibrafono, il coro imponente che dà la carica nel ritornello. Un fiorire di novità mai sentite in una sola canzone, per non parlare dei testi inusuali e curiosi: “i programmi demenziali con tribune elettorali… gli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero…com’è misera la vita negli abusi di potere”. 

A chiudere la prima facciata dell’album la piacevole melodia di Gli uccelli, canzone dall’ampia melodia che resterà nel repertorio dei concerti per decenni a venire, fino a di-ventare una delle canzoni da cantare in coro con il pubblico. Si cambia lato e si parte con l’irrefrenabile allegria di Cuccurucucu, forte di una ritmica incessante, anche qui il coro dei Madrigalisti fa la differenza insieme al gusto del collage nei testi: “il mare nel casset-to, le mille bolle blu…le penne stilografiche con l’inchiostro blu, la barba col rasoio elet-trico non la faccio più”. Quanti bis con questa canzone per tutti i decenni a venire. 

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Si prende fiato con Segnali di vita, una delle canzoni che poteva sembrare di minore im-patto e invece diventerà una delle più amate dal pubblico dei concerti. Andamento orchestrale, testo crepuscolare: “le luci fanno ricordare le meccaniche celesti…è colpa dei pensieri associativi se non riesco a stare adesso qui”. Esoterismo che entra ancor più chiaramente nel titolo della successiva Centro di gravità permanente, anche qui emerge un potente coro, una veloce sequenza di tastiere elettroniche, una ritmica impeccabile e pulsante. Per il video del brano Battiato stavolta si affida al suo estro e si avvale della collaborazione di due mimi-ballerini conosciuti ai tempi di Baby Sitter .

Sentimento nuevo è l’ultimo brano di un disco da incorniciare, non a caso la copertina ha una cornice. Copertina ideata da Francesco Messina, creativamente determinante per l’immagine di tutte le copertine di Battiato. In un flusso di festosa esultanza, che infonde gioia e allegria, Battiato canta “lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco… i desideri mitici di prostitute libi-che, il senso del possesso che fu pre-alessandrino… ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo”. Frasi inusuali per una canzone, che suonano bene, e questo è quello che conta. Quante volte l’abbiamo cantata in coro ai suoi concerti?
Si chiude così un album che non ha eguali.

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