L'omaggio del Kronos Quartet a Pete Seeger, il cantautore folk comunista e pacifista | Giornale dello Spettacolo
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L'omaggio del Kronos Quartet a Pete Seeger, il cantautore folk comunista e pacifista

L’hanno fatto uscire al culmine della campagna elettorale contro Trump. Pete Seeger rappresentava tutto quello che la destra, in ogni parte del mondo, odia.

L'omaggio del Kronos Quartet a Pete Seeger, il cantautore folk comunista e pacifista
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Marco Buttafuoco Modifica articolo

27 Dicembre 2020 - 16.08


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Il Kronos Quartet, uno dei più celebri gruppi di musica classica contemporanea, ha reso omaggio a Pete Seeger, in un disco (Long Time Passing) in ottobre. Il CD è l’ultima tappa di un itinerario cominciata lo scorso anno, nel centenario della nascita Del folk singer, con una serie di concerti. Per chi conosce la storia dell’ensemble di San Francisco, attivo da oramai quasi cinquant’anni, non è una sorpresa. I Kronos hanno spesso (per qualcuno anche troppo) sconfinato in altri territori musicali, lavorando sul jazz, sulla musica africana, su quella orientale e su tanti altri materiali, in pieno spirito post moderno. Non sorprende nemmeno tanto che il gruppo di David Harrington abbia aspettato l’ottobre del 2020 per pubblicare questo tributo in disco. L’hanno fatto uscire al culmine della campagna elettorale contro Trump.

Pete Seeger rappresentava tutto quello che la destra, in ogni parte del mondo, odia. Fu militante comunista fino al 1956, socialista libertario fino alla sua morte (2015), antifascista, pacifista, antimilitarista ecologista. Nei primi anni 40 girò gli Stati Uniti con gli Almanac Singers. Che non era un semplice gruppo folk: erano anche cronisti e megafoni delle lotte operaie. Cantavano per i lavoratori in sciopero, si esibivano in strada, davanti alle fabbriche Non a caso Seeger fu inquisito dalla Commissione per le attività anti americane, condannato a una pena detentiva (della quale scontò però pochi giorni), e sottoposto a stretta sorveglianza. La stessa vicenda, anche se in termini meno drammatici, del suo compagno e amico Woody Guthrie. In qualche maniera quindi anche il vecchio Pete, che a novantatré anni manifestava ancora a a Wall Street contro il cancro della finanza, ha partecipato alla campagna elettorale. D’altronde in quei giorni alcuni suoi vecchi colleghi folk singer avevano inciso un disco che, sull’aria di un celebre pezzo degli anni cinquanta, The Lion Sleeps Tonight, riproposto in questo disco, invitava a spazzar via (Vote Him Away) il Tycoon dalla casa bianca. I feroci versi parodistici (The Liars Tweets Tonight) erano affidati a un Tom Hanks davvero sorprendente in veste di vocalist.

Veniamo al disco dei Kronos. Il quartetto accompagna diversi cantanti (Sam Amidon, Maria Arnal, Brian Carpenter, Meklit, Lee Knight, and Aoife O’Donovan) attraverso quindici brani, fornendo un accompagnamento straniante al primo ascolto ma poi sempre più fresco e godibile. Nessuno sperimentalismo (a parte, ma in misura molto limitata, Storyteller in cui gli archi interagiscono con alcuni brani in parlato di Seeger), nessuno stravolgimento. Le melodie, tutte abbastanza conosciute, sono riproposte in maniera molto tradizionale, come si conviene a un disco folk. Si parte con Which Side Are You On, scritta da Seeger durante uno sciopero di minatori nel Kentucky nel 1941, e si finisce con We Shall Overcome: In mezzo un brano (solo strumentale) cantato dai partecipanti alla marcia del sale organizzata da Gandhi nel 1921, pezzi sulla guerra del Vietnam, If I Had a Hammer e altri brani spesso molto noti. Ci sono anche due canzoni sulla Guerra di Spagna: la malinconica Jarama Valley, inno dei reduci antifascisti americani, cantata però in spagnolo e El Quinto Regimiento che celebrava le gesta del famoso reparto comunista. La vecchia melodia spagnola è però rivestita dal testo che vi adattò Federico Garcia Lorca.

Chissà cosa penserebbe Pete di questo singolare, delicatissimo, omaggio, lui che avversò ferocemente la svolta elettrica di Bob Dylan (anche se col passar del tempo sminuì le punte polemiche) e vedeva con cipiglio scuro la contaminazione della tradizione americana. Chissà cosa ne penserebbe il padre Charles, musicologo comunista che tentò inutilmente, con Aaron Copland, di far aprire il partito alle esperienze musicali degli sperimentatori tedeschi degli anni ’30. La musica delle lotte operaie, secondo i vertici, doveva essere basata principalmente sul folk bianco e sull’innografia protestante. Oggi l’avanguardia minimalista rende omaggio a quella tradizione di cui suo figlio fu alfiere. La storia è sempre sommamente ironica.

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