Lo studio dei testi lasciati dal compositore calabrese Francesco Cilea (1866-1950) e donati in passato dagli eredi alla città di Palmi, sta portando a galla informazioni sconosciute sulla produzione del maestro, tra cui emergono pagine della partitura dell’opera “La Tilda”, riservate ad un concerto per violino e orchestra e ad un concerto per violoncello e orchestra di cui si ignorava l’esistenza.
L’autore è conosciuto soprattutto per aver composto “Adriana Lecouvreur’” e “Io son l’umile ancella”, quest’ultima tra le arie cantate il 7 dicembre scorso durante il grande spettacolo inaugurale della Scala di Milano.
A doversi occupare del materiale di Cilea, contenuto nella Casa della Cultura ‘Leonida Repaci’, è il maestro e pianista Filippo Arlia, in la collaborazione con Raffaele Cacciola, titolare della casa editrice Espm Musica.
Tra i fogli ritrovati sono contenute opere mai pubblicate o eseguite e anche alcune che risultano completamente sconosciute.
“Francesco Cilea – spiega Arlia- è stato un grandissimo compositore, interpretato da tenori come Enrico Caruso, primo interprete del Lirico di Milano, fino a Pavarotti con l’Arlesiana. È una grande emozione poter valorizzare e divulgare il suo patrimonio musicale ancora inedito“. L’elemento caratteristico che accomuna tutti i manoscritti è “l’ordine maniacale della scrittura del compositore, un ordine quasi architettonico, ingegneristico, elemento atipico dei musicisti classici. I manoscritti di Beethoven e di Bach, ad esempio, sono quasi incomprensibili“.