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Se n’è andato ‘Pepe’ dei Dik Dik. Complicanze dovute al Covid hanno portato via Erminio Salvaderi cofondatore del gruppo nel 1965, insieme agli amici d’infanzia ‘Lallo’ Giancarlo Sbriziolo e ‘Pietruccio’ Pietro Montalbetti. Dopo i Pooh, con Stefano D’Orazio, il terribile virus non risparmia un’altra delle band che ha fatto la storia musicale dello stivale nell’ultimo mezzo secolo.
Ed ecco come lo hanno voluto ricordare Lallo e Petruccio in un post di Facebook sulla pagina ufficiale della band.
“Ciao Pepe te ne sei andato a suonare con gli angeli e ci hai lasciato qui a piangerti e ricordarti per sempre. Conoscendo la tua innata ironia lo avrai fatto così senza avvertirci affinché suonassimo le tue canzoni, le nostre canzoni ancora più forte, così forte da arrivare fino al cielo e il cielo sarà con te ad ascoltarci. Noi non ti abbiamo perso e non ti perderemo mai perché sei e sarai sempre dentro di noi e ti promettiamo una cosa, l’ultimo lavoro, quello che hai voluto tanto non andrà perduto. Ciao fratello, amico, grande musicista, ciao Pepe ci incontreremo in tutti i nostri sogni”.
Milanese, Pepe nasce come clarinettista e ben presto passerà alla chitarra classica avvalendosi di un insegnante di prestigio come il maestro Miguel Abloniz, diviene anche tastierista e seconda voce del gruppo, che nel tempo, si è più volte trasformato aggiungendo o togliendo elementi.
I Dik Dik nascono nell’era del beat, intorno al fenomeno epocale dei Beatles e tutta quella musica che rappresenterà gli anni che vanno a cambiare definitivamente il panorama della musica italiana, panorama che stava per essere contaminato dalle curiosità delle nuove generazioni che iniziano a sentirsi a disagio nelle ristrettezze dei confini nazionali. Stavano per nascere le ‘radio libere’ e Radio Luxembourg, che trasmetteva appunto dal Granducato, era ricevibile facilmente anche in Italia a partire dalle ore serali. Trasmetteva musica internazionale, inglese e americana soprattutto, e per aspiranti Dj e musicisti era fonte d’ispirazione. Fu da qui che i Dik Dik pescano quei successi internazionali da trasformare in cover, un fenomeno nuovo che nel mercato italiano durò qualche decennio.
Quando nel 1964 arrivarono alla Ricordi, anche per l’aiuto dell’allora Cardinale di Milano Montini futuro papa Paolo VI, sollecitato dal fratello di Petruccio che lavorava presso la Casa Arcivescovile, convinsero la casa discografica a far tradurre una canzone. In quel momento era prima in classifica in Inghilterra e seconda negli Stati Uniti, portata al successo da Len Barry. Nacque così la prima cover, 1-2-3 con il testo in italiano di Daniele Pace e il retro del disco Se rimani con me di un ragazzo incontrato lì alla Ricordi, l’ancora sconosciuto Lucio Battisti. L’incontro con Battisti e subito dopo con Mogol che divenne loro produttore, fu l’inizio del successo. Nacque Sognando la California, cover dei Mamas & Papas, Senza luce cover dei Procol Harum, Io mi fermo qui, poi L’Isola di Wight cover di Michel Delpech, Il primo giorno di primavera, Vento, Viaggio di un poeta.
A metà degli anni Settanta il loro successo si attenua e toneranno sulla scena all’inizio dei Novanta grazie a una serie di trasmissioni televisive amarcord, un nuovo gradimento di pubblico che li porterà ancora al Festival di Sanremo e a una serie di tour in tutta la penisola.
Senza luce, cover da “A whiter shade of pale” dei Procul Harum
Da oggi Pepe non mancherà solo a Lallo e Pietruccio ma anche al pubblico italiano che lo continuava ad amare.