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Chopin era omosessuale? E con ciò?

Moritz Weber lascia intendere che le nostre preferenze sessuali influenzano e determinano ciò che siamo e ciò che riusciamo a fare. Alla fine, risulta essere più sessista lui di tutti coloro che accusa.

Chopin era omosessuale? E con ciò?
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David Grieco Modifica articolo

25 Novembre 2020 - 18.27


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Il sublime pianista e compositore polacco Fryderyk Franciszek Chopin, nato in Polonia nel 1810 e morto a Parigi il 17 ottobre del 1849, ad appena 39 anni, era probabilmente omosessuale.
Questa scoperta dall’aria così importante, che molta stampa internazionale sta diffondendo, proviene da un giornalista e musicologo svizzero, Moritz Weber, che l’ha rivelata durante un programma radiofonico intitolato “Gli uomini di Chopin” andato in onda sulla radio pubblica elvetica.
Moritz Weber ha studiato per mesi le lettere del compositore conservate presso il Fryderyk Chopin Institute di Varsavia e avrebbe scoperto che nelle traduzioni degli scritti di Chopin sarebbero avvenute manipolazioni per indirizzare il lettore verso amori femminili che in realtà erano maschili.
Falsi a dir poco puerili, dal momento che Chopin pare si rivolgesse al suo amico e compagno di scuola Tytus Woyciechowski chiamandolo “la mia vita più cara” e chiudendo le sue missive con “dammi un bacio, amante carissimo”.
In che modo si possano alterare delle affermazioni così limpide e incontrovertibili non è dato saperlo. Del resto, il traduttore delle lettere dal polacco all’inglese, il professore di Yale (ora in pensione) David Frick, dichiara al Guardian che “dire che c’è una sorta di cospirazione dietro le lettere di Chopin è assurdo”.
Moritz Weber accusa i biografi di Chopin (anche il più recente, Alan Walker, autore di “Fryderyk Chopin: a life and times”, del 2018) di aver nascosto l’omosessualità del grande compositore per omologare quest’uomo simbolo della cultura polacca alla “normalità” eterosessuale, mistificazione già avvenuta in passato innumerevoli volte alle spalle di tante celebrità, non soltanto artisti e non soltanto in Polonia.
Ben venga, dunque, la chiarificazione di Moritz Weber, autentica o fantasiosa che sia, malgrado non aggiunga nulla al talento travolgente dell’immortale, romantico Chopin. Una simile rivelazione oggi, per fortuna, non dovrebbe impressionare più nessuno.
Ma Moritz Weber si spinge oltre e conclude i suoi ragionamenti con un’affermazione pericolosa: “Il fatto che Chopin abbia dovuto nascondere una parte della sua identità per molto tempo potrebbe aver lasciato un segno nella sua personalità e nella sua arte”.
Qui casca l’asino. Moritz Weber lascia intendere che le nostre preferenze sessuali influenzano e determinano ciò che siamo e ciò che riusciamo a fare. Alla fine, risulta essere più sessista lui di tutti coloro che accusa. Con buona pace di Chopin.

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