Se la cifrà sarà, confermata, sarà spaventosa perché significherà la rovina per chissà quante migliaia di persone: Assomusica, che raccoglie promoter di musica live, stima che a fine estate le perdite per gli spettacoli dal vivo bloccati dal Coronavirus ammonteranno a circa 350 milioni di euro cui aggiunge quelle dell’indotto indicate in circa 600 milioni. Sommati fanno quasi 950 milioni. “Solo per gli eventi di musica popolare contemporanea lavorano circa 60 mila persone, famiglie e imprese che necessitano di uno sforzo e un supporto finanziario straordinario e duraturo da parte delle istituzioni”, scrivono in una nota Afi, Anem, Assomusica, Fem, Fimi e Pmi ricordando che il settore, “secondo Italia Creativa, raccolti da EY (Ernst & Young, rete internazionale di servizi, ndr), vale quasi cinque miliardi di euro, occupando oltre 169 mila persone”. Quanto alla produzione e vendita di musica, tra cd, vicini e digitale la stima è di “oltre 100 milioni di mancati ricavi solo nel 2020”.
Le firmatarie della nota sono le associazioni più grosse della musica live e delle case discografiche (in più vanno considerate le tante realtà indipendenti). Dato lo scenario cupo, dato il prolungarsi o del lockdown e comunque delle limitazioni per frenare il contagio, il gruppo di società in dieci punti chiede interventi mirati e urgenti al presidente del Consiglio Conte e ai ministri dei beni Culturali e dell’Economia Franceschini e Roberto Gualtieri.
Quali sono le dieci proposte? Al primo punto propongono di aumentare a 200 milioni il Fondo Emergenze del decreto “Cura Italia” senza “fare differenziazioni di genere” e quindi per tutto il settore dell’industria musicale.
Le altre proposte per il settore riguardano “un contributo a fondo perduto”, di sospendere tasse e contributi, di estendere da 12 a 18 mesi la validità dei voucher per i concerti annullati, di creare un bonus cultura per le famiglie (adesso c’è quello per i diciottenni), di ridurre al 4% l’Iva per musica e spettacoli.
Le associazioni propongono un “reddito di emergenza” per tutti i precari e coloro che lavorano “a chiamata” perché “l’articolo 38 sull’indennità dei lavoratori dello spettacolo ne esclude moltissimi”.
I firmatari chiedono di sospendere “le pendenze erariali” e di “appianare le asimmetrie nell’applicazione dell’Iva”, un tavolo di confronto con la “task force” governativa presieduta da Vittorio Colao, tempi certi per riprendere le attività.
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