Giovanni Sollima: «Con il violoncello abbraccio più culture. E stimo le Sardine» | Giornale dello Spettacolo
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Giovanni Sollima: «Con il violoncello abbraccio più culture. E stimo le Sardine»

Il compositore e strumentista parla dell’album “Natural Songbook”: «Adotto più linguaggi, in fondo il rock non è tanto diverso dalla musica antica»

Giovanni Sollima: «Con il violoncello abbraccio più culture. E stimo le Sardine»
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8 Gennaio 2020 - 11.04


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Se volete ascoltare un musicista – compositore che esplora i suoni senza seguire luoghi comuni, che da sempre scavalca barriere, che ama ed esegue sia Haydn come i Nirvana, ascoltate il violoncellista Giovanni Sollima: quando suona le pagine a sua firma può rimandare alla furia incendiaria di Jimi Hendrix o scegliere sentieri più intimi con analoga convinzione.
Palermitano del 1962, Sollima ha appena pubblicato per la Warner Music in cd e lp Natural Songbook. Dalle variazioni per violoncello solo o con pianoforte, da una pizzica per lo strumento a corde e percussioni a una rilettura di Erik Satie, l’album comprende composizioni sue oppure riscritture di partiture altrui; compaiono anche brani ispirati alla cultura popolare mentre “N-Ice Cello”, brano suonato con un violoncello di ghiaccio in un teatro-igloo in Val Senales, nei propositi del musicista deve suggerire riflessioni sull’emergenza dell’acqua e sul cambiamento climatico. Natural Songbook sembra avere un approccio più meditativo, rispetto a composizioni irruente e di fuoco di album precedenti come Violoncelles, vibrez!

Sollima, quale filo lega i brani dell’album?
Il filo è casuale. L’approccio con la composizione lungo questi brani nell’arco di dieci anni è molto informale. Sono brani nati talvolta improvvisando o scatenati da incontri in viaggio. Il viaggio infatti è un elemento importante e accompagna la mia vita. Per ragioni pratiche, di lavoro, in certi incontro spesso la musica popolare dei luoghi, le tradizioni, talvolta senza neanche cercarle, altre volte cercando di aprire questa finestra. Anche da bambino in Sicilia provavo attrazione per questo tipo di cultura.

A giudicare dal suo lavoro negli anni il viaggio sembra un mezzo per conoscere altre persone e culture.
Le culture sono figlie di incroci e di comunicazione. E il concerto,sia in Australia, nei Balcani o in Nord Africa a volte sembrava un pretesto, quasi una seconda opzione perché il primo motivo per cui mi trovavo lì era l’incontro con la cultura locale. Dapprima erano incontri nati per caso, poi quando ho avuto tempo ho cominciato a programmarli.

Nella cultura della sua Sicilia le componenti sono molteplici: l’araba, la normanna …
Sì, c’è tutto e manca pochissimo. In Sicilia avverti l’importanza di queste tracce ancora vive, non sono fossili di un passato non più esistente. Anche chi sbarca a Lampedusa spesso ha una sua cultura e un proprio canto e questo è quanto ho avvertito perché mi occupo di suoni. E nessuno potrà fermare i suoni perché li non fermi come non fermi l’acqua.

Il suo violoncello si inserisce più nella musica classica o nel rock?
Riprendo il retaggio dalla musica tardo rinascimentale e barocca. Restano tracce di tecnica perse nelle varie epoche ma in realtà vado avanti e indietro nel tempo. Mi interessa molto la vocalità del violoncello, è uno strumento molto versatile, lo uso anche come strumento percussivo. Quanto ai confini tra i generi musicali, non sono bravo a etichettare. Direi che adotto un codice fatto di più linguaggi che si vanno intrecciando sul piano contemporaneo. In fondo il rock non è diverso dalla musica antica.

In questo momento quali autori sente come più significativi per questi anni?
Esiste una musica che non ha un autore ma milioni, ed è quella popolare, ma se devo indicare un autore per ogni epoca e latitudine cito Bach: funziona a tutti i livelli. La domanda si potrebbe porre a un rockettaro o a chi segue altri generi e tutti penserebbero lo stesso. Mi affascina molto anche Ligeti e trovo Beethoven uno dei compositori più umani, ma in realtà non c’è una linea, è tutto un mix, non sono in grado di rispondere.

La sua musica è fatta di aperture agli altri e ad altre culture. L’Italia invece è un Paese che si sta chiudendo?
Per certi aspetti sì anche se è reattivo e lo si vede da quanto è accaduto di recente. Per essere chiari, penso alle Sardine.

Come le valuta?
Poi si vedrà, ma la trovo una sincera forma di partecipazione; mi pare un movimento più che positivo, anzi straordinariamente reattivo ed è quello che ci vuole: è un segnale incoraggiante e potente.

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