Renato Carosone, il 'rivoluzionario' che portò ritmo e ironia nella canzone italiana | Giornale dello Spettacolo
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Renato Carosone, il 'rivoluzionario' che portò ritmo e ironia nella canzone italiana

Nato il 3 gennaio del 1920 in dieci anni riesce ad imporsi e a diventare un gigante della canzone

Renato Carosone, il 'rivoluzionario' che portò ritmo e ironia nella canzone italiana
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Giancarlo Governi Modifica articolo

3 Gennaio 2020 - 11.23


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Ci sono artisti che danno il meglio di se stessi nel tempo, costruendo per gradi la loro personalità e il loro successo. E vi sono quelli che esplodono di colpo, che sorprendono, si affermano, e in un ristrettissimo lasso di tempo rivelano il loro talento, conquistando e soggiogando il pubblico.

A quest’ultima categoria appartiene senza dubbio Renato Carosone, che in meno di una decina d’anni si rivelò e contribuì ad una svolta epocale nella canzone italiana. Anche se i personaggi che disegnava erano quasi tutti di estrazione napoletana, la sua musica, il suo modo di porsi, di suonare e cantare, aiutarono quella rivoluzione – perché anche nello spettacolo, nel mondo della canzone, ci sono periodicamente delle rivoluzioni – quella rivoluzione, dicevo, che negli anni Cinquanta stava per cambiare la nostra musica, facendoci passare da un tipo di canzone appena sussurrata, intimista, melodrammatica, all’esplosione del ritmo, dell’ironia, del divertimento.

Parliamo appunto di quegli anni nei quali si stava affermando anche Fred Buscaglione, coi suoi bulli e le sue pupe e il suo modo di disegnare personaggi divertenti e improbabili su ritmi nuovi. Anni nei quali – e  ricordarlo può aiutarci a capire meglio – Modugno non aveva ancora cantato Nel blu dipinto di blu e a Sanremo – che dettava legge in fatto di tendenze musicali – trionfavano cuori infranti, mamme che languivano in trepide attese, campane che richiamavano i palpiti della patria. Questo era Sanremo e queste erano le canzoni che la radio prima e la televisione poi trasmettevano, mentre nei juke-box faceva capolino il rock di Elvis Presley e Bill Haley e, accanto ad essi, le melodie graffianti di Buscaglione, l’ironia tagliente e l’innovativo impasto sonoro del Quartetto Cetra, la freschezza di Modugno non ancora rivelato al grande pubblico. Ma soprattutto, la scatenata vitalità di Renato Carosone.

Renato Carosone, in dieci anni riesce ad imporsi e a diventare un gigante della canzone. E’ ormai al centro dell’attenzione e nel pieno del successo, è richiesto e disputato da tutti. La formula che adotta, musica più scenette, funziona bene. Quest’aria nuova, scanzonata, ironica, questa ventata di ottimismo, sembra accompagnare l’Italia nel suo sforzo verso quello che viene chiamato il miracolo economico. Allontanarsi dalla guerra e avvicinarsi al benessere richiede anche una musica più positiva, più allegra. Ora, passata la guerra, ecco un altro napoletano, Carosone, che conquista l’Italia, insieme con Modugno, un pugliese che viene preso per siciliano. La rivincita del Sud, insomma. Eppure, proprio quando sembra che non ci siano più ostacoli alla propria definitiva affermazione… Quando l’aria che si respira nella musica è finalmente cambiata… Quando un nuovo modo di intendere la canzone sta davvero penetrando nel gusto italiano, Renato Carosone compie una mossa a sorpresa che lascia tutti sbalorditi.

Ormai anche la TV gli ha aperto le porte ed è proprio nel corso di una popolare trasmissione televisiva, Serata di gala, nel 1959, che Carosone fa un clamoroso annuncio. Lo fa con garbo, quasi sottovoce e con il sorriso sulle labbra: si ritira a vita privata, per coltivare le sue due grandi passioni: la pittura e il pianoforte di cui è diventato un virtuoso, si dice. Ma c’è anche chi dice che si ritira per assolvere a un voto. Quando avrò raggiunto il successo mi ritirerò, pare che abbia promesso. Ritornerà, da solo, alcuni decenni dopo, senza il suo quartetto, ma per riproporci i suoi grandi successi, che sono rimasti eterni nel firmamento della canzone italiana.

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