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A Parma il jazz scavalca le frontiere e risuona anche al Teatro Farnese

Dall'Islanda al flauto sufi, la rassegna è in calendario dal 25 ottobre al 2 dicembre. Un viaggio tra linguaggi sonori e culture

A Parma il jazz scavalca le frontiere e risuona anche al Teatro Farnese
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24 Ottobre 2019 - 15.52


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“Antiche presenze, futuri misteri” è il titolo della ventiquattresima edizione di Parma Jazz Frontiere, la rassegna ideata, condotta e animata Roberto Bonati. Il jazz, per sua natura musica di frontiera e sperimentazione, è l’antica presenza, quasi lo spirito guida di un percorso che si snoderà, dal 25 ottobre al 2 dicembre, lungo i territori di confine fra i linguaggi musicali e le culture.
Particolarmente rappresentativo degli intenti artistici e poetici del festival sarà il primo concerto che vedrà protagonisti nel seicentesco, ligneo, Teatro Farnese (uno dei luoghi più belli della città emiliana, anzi d’Italia) il trombettista norvegese Harve Henriksen, vero alchimista del suono, e le cantanti islandesi del Trio Medieaeval.
Fra gli altri appuntamenti di un programma denso, sono da segnalare il concerto del flautista sufi, di nazionalità turca, Kudsi Erguner, e quelli delle giovani promesse del jazz italiano (ma nel loro caso il termine jazzista è riduttivo), Roberta Baldizzone e Andrea Grossi. Un altro punto focale della rassegna sarà la serata della Chironomic Orchestra, che proporrà un percorso d’improvvisazione collettiva (conduction, come la chiamò il suo inventore, Butch Morris) sotto la guida di Roberto Bonati. Questa forma di composizione istantanea, dove il direttore e gli orchestrali interagiscono in una dialettica serrata e sognante, è forse una delle frontiere più innovative della ricerca musicale attuale.

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