Jordi Savall: "La durissima condanna dei leader catalani andava evitata con buon senso"

A Reggio Emilia uno dei maggiori musicisti di musica antica, catalano, attacca: "I leader condannati per un programma per il quale erano stati eletti"

Jordi Savall: "La durissima condanna dei leader catalani andava evitata con buon senso"
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18 Ottobre 2019 - 14.54


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di Marco Buttafuoco

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Per Jordi Savall, catalano e uno dei maggiori musicisti al mondo di musica antica, la condanna dei leader indipendentisti è stata “durissima” e “poteva essere evitata con un minimo di buon senso, di spirito di collaborazione”. Lo ha detto ieri sera al Teatro Valli di Reggio Emilia.

Savall dirigeva infatti la sua orchestra Le Concert des Nations, con in cartellone la Terza e la Quinta sinfonia di Ludwig Van Beethoven. Un repertorio insolito per il maestro catalano che aveva abituato nella sua lunga carriera a ben altre esplorazioni: la musica antica, soprattutto quella del bacino mediterraneo (ebraica, spagnola, italiana) e quella barocca. Una sfida impervia ed inedita, quella del grande violoncellista e direttore. Il pubblico lo ha decretato vincitore con lunghi applausi . I critici presenti hanno lodato la bellezza del suono (prodotto da strumenti d’epoca), la felicità delle scelte ritmiche, l’uso splendente delle dinamiche, sonore. 

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Nato a Igualada in Catalogna, Savall ha regalato al pubblico, alla fine del concerto, un’altra emozione: forte Dopo aver impugnato un microfono e ringraziato i musicisti è salito sul podio e con il suo modo aristocratico, il suo viso stesso ricorda un qualche antico ritratto nobiliare, ha parlato della situazione catalana.
Nessun comizio, nessuna retorica: “Dostoevskij ha scritto ne L’idiota che la bellezza ci salverà: il Beethoven cui abbiamo reso omaggio stasera vedeva la bellezza nella libertà dell’uomo. Oggi, questa libertà è meno forte, è minacciata. Alcuni dirigenti del mio piccolo paese, la Catalogna, sono stati condannati per complessivi cento danni di carcere per aver cercato di realizzare un programma per cui erano stati eletti. Una condanna durissima, che poteva essere evitata con un minimo di buon senso, di spirito di collaborazione”.
Poche parole, austere, come è nello spirito del personaggio. Poche parole, molto applaudite che hanno ricordato, con scabra efficacia, che nel mondo sta tornando il nazionalismo, che in Europa si corre il rischio di tornare a conflitti che sembravano dimenticati. Un richiamo brusco ad una realtà sempre più fosca, arrivato al termine di una serata di pura gioia musicale.

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