I Clash sono una delle migliori band emerse dal punk e che poi hanno preso intrise di reggae, dub, rock’n’roll puro e, non ultimo, il rap ai suoi esordi in dischi come “Sandinista”. Gruppo battagliero e molto sensibile a temi politici, lo racconta la mostra “The Clash: white riot, black riot” che si tiene da mercoledì 12 giugno (alle 18.30) alla Ono arte contemporanea in via santa margherita 10 a Bologna con le foto di Adrian Boot, fotografo che ha affiancato a lungo la band di Joe Strummer, Mick Jones, Paul Simonon e Nick “Topper” Headon.
Scrive la galleria bolognese: “L’incontro tra i Clash e Adrian Boot avviene in un freddo pomeriggio londinese del 1977 nello studio della band a Rehearsal Rehearsals, uno squat disseminato da vecchie sedie da barbiere, divani crollati, lattine di birra vuote, immondizia e un jukebox. La situazione non era certo confortevole e il fotografo non riuscì a dare nessun suggerimento di posa, tanto che il servizio durò solo trenta minuti. Nonostante questi inconvenienti, molte altre furono le sezioni fotografiche realizzate con Boot, come ad esempio la Westway Sessions, oggi zona alla moda, ma nel 1977 antro depresso con i muri coperti di graffiti e attraversato da una superstrada in cemento, oppure la Belstaf Sessions, realizzata per l’appunto a Belfast nell’ottobre del 1977 e svoltasi come una semplice passeggiata in giro per la città durante un tipico giorno autunnale con il cielo plumbeo”.
“White Riot” è il titolo del loro primo singolo uscito nel 1977. La mostra alla Ono Arte Contemporanea è aperta fino al 15 settembre, ha 40 scatti con foto di Adrian Boot, Syd Shelton e Pennie Smith. Ingresso libero.