"La parte mancante" di Francesco di Giacomo, l'album postumo lo rivela cantautore

Un disco ricco di ritmo e tenerezza della voce che fu del Banco del Mutuo Soccorso: ne parla Paolo Sentinelli, che ha lavorato con il cantante del "progressive" italiano

"La parte mancante" di Francesco di Giacomo, l'album postumo lo rivela cantautore
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1 Marzo 2019 - 13.47


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Giordano Casiraghi

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Cinque anni senza Francesco Di Giacomo. Un colpo la sua scomparsa a 67 anni che avvenne il 21 febbraio 2014, ma Francesco vive ancora attraverso la sua voce, vive attraverso la pubblicazione di La parte mancante, un album da solista che era in preparazione quando ancora era in vita. Oggi può essere ascoltato grazie al lavoro paziente della moglie Antonella Caspoli e di Paolo Sentinelli che da una decina d’anni incontrava Francesco per elaborare del materiale da portare in giro per concerti. Per ora l’album è uscito nelle edicole in edizione vinile per le edizioni Sprea e solo più avanti verrà messo in circolazione un cd che conterrà alcune tracce supplementari.

Paolo Sentinelli, più di una spalla
L’album parte con In quest’aria, con il Di Giacomo che conosciamo, capace di portarti in punta di piedi in un mondo ricco di poesia sonora. A fargli da spalla in termini musicali è Paolo Sentinelli che, trovandosi in mano un materiale comunque ricco di spunti, ha fatto quello che era giusto fare: rendere pubblico quello che era stato registrato con mezzi di fortuna. Eppure il disco suona come se fosse stato registrato in maniera professionale, in uno studio di registrazione. «Così non è stato purtroppo – spiega Sentinelli – perché non ne abbiamo avuto il tempo, ma tra noi si parlava di questo progetto che in maniera naturale avrebbe dovuto diventare un album. Tanti ce lo chiedevano quando lo presentavamo dal vivo».

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Le carriere soliste di Di Giacomo e i fratelli Nocenzi
Sentinelli era entrato nel giro del Banco partecipando alla realizzazione di Il 13 nel 1994 e poi nel 2004 concorre alla realizzazione di No palco, altro album firmato Banco. La frequentazione dell’ambiente musicale porta Sentinelli ad andare in tour con Luca Barbarossa e Gianni Morandi, ma è con Francesco Di Giacomo che trova l’opportunità di uno scambio alla pari, con la voce del Banco ai testi e lui alle musiche. Così tra i due nascono spunti che diventano via via delle canzoni compiute e nella mente di Di Giacomo si fa largo l’idea di arrivare a un album, giusto che il suo precedente album da solista, quel Non mettere le dita nel naso, risale addirittura al 1989. Una necessità quella di sviluppare strade alternative, ci ha creduto Gianni Nocenzi che per primo ha lasciato il gruppo per intraprendere una via da solista con apprezzati album strumentali. Poi il fratello Vittorio, senza mai abbandonare il Banco, ha messo a segno alcuni lavori da solista componendo varie colonne sonore per teatro e balletti, fino gli album Movimenti e Estremo occidente.

Banco del Mutuo Soccorso che a un certo punto ha dovuto rinunciare a Rodolfo Maltese, il chitarrista storico, ma Francesco e Vittorio si sono sempre intesi sul da farsi, ovvero mai abbandonare l’idea di gruppo. Loro che hanno dovuto lottare per stare al passo con i cambiamenti imposti dal mercato discografico, erano tornati a essere molto presenti nei concerti. Avevano suonato il 24 giugno 2013 al Parco della Musica in omaggio a Claudio Rocchi, scomparso pochi giorni prima, e quell’anno erano presenti al concertone del 1° maggio, in settembre sono stati a Pisa e il 5 ottobre sono tornati a Milano nel prestigioso e storico Teatro Carcano, ricordato da Jannacci nella canzone Veronica.

Sentinelli: “Esprimersi in maniera totalmente libera”
Chi scrive era presente, come ogni volta che Francesco arrivava a Milano con il suo Banco, occasione per un incontro nei camerini, per un saluto e una foto di rito. Chi l’avrebbe detto che quella sarebbe stata l’ultima. Oggi Francesco canta ancora e ascoltare la sua voce, maestosa come sempre, ci riporta indietro e ci proietta in avanti nello stesso tempo. Perché ha atteso così tanto tempo per replicare al percorso da solista, per marcare in maniera ancor più decisa la sua vocazione di cantante, o meglio di cantautore? «La nostra frequentazione lo portava ad esprimersi in maniera totalmente libera – continua Paolo Sentinelli – ed in effetti il titolo dell’album lo aveva scelto lui. Ne convenimmo, perché in effetti questa è anche la sua parte mancante, ovvero quella di essere anche un cantautore. Diciamo che per fortuna io registravo le tracce vocali che avremmo poi elaborato, le registravo a casa sua quando frequentemente andavo a trovarlo, più facilmente in cucina. Registravo la voce per avere una traccia su cui costruire la musica. Per realizzare l’album evidentemente è stato fatto un lavoro di perfezionamento, ma gli arrangiamenti sono rimasti intatti. Abbiamo aggiunto batteria e ritmica, come anche ho registrato a nuovo il pianoforte a coda. La prima canzone elaborata nel 2004 è stata Quanto mi costa, una canzone dove Francesco si rivolge a Dio in maniera forte, perché era un periodo di rabbia. Gli argomenti infatti sono molto intimi, si passa dall’amore, al senso di solitudine, senza escludere l’aspetto politico che ha sempre interessato le liriche di Francesco, già ai tempi del Banco».

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Ritmo e tenerezza, un gran disco
Insomma, un grande disco, come non se ne sentivano nel panorama della canzone d’autore. Un disco che comincia con In quest’aria, canzone di speranza, per scivolare in un trasporto lirico nella successiva Il senso giusto dove si chiede tenerezza («curami come fossi un figlio, piegami la schiena di carezze»). Ritmo martellante per Emullà, di un amore che non sta nelle canzoni è invece Luoghi comuni e si va avanti con La parte mancante e Lo stato delle cose e si arriva alla fine, ma si ricomincia a far girare il vinile sul piatto, così Francesco rivive.

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