Niente Bataclan per il rapper filo-jihadista Medine

Lo stesso locale fu preso d'assalto da uno dei commando di terroristi dello Stato Islamico

Niente Bataclan per il rapper filo-jihadista Medine
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21 Settembre 2018 - 18.17


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Alle fine, dopo le polemiche, le minacce sul web e le proteste dei familiari delle vittime degli attentati del 13 novembre 2015, il concerto del cantante rap Medine, accusato di essere filo jihad nei suoi testi, non andranno in scena al Bataclan.

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Lo stesso locale che fu preso d’assalto da uno dei commando di terroristi ha annunciato che i concerti previsti da Medine il 19 e 20 ottobre al Bataclan si svolgeranno «in un altro teatro parigino». Il rapper, 35 anni, in un tweet, ha aggiunto da parte sua che terrà un concerto allo Zenith di Parigi il 9 febbraio 2019, parlando di «decisione dolorosa».

«Alcuni gruppi di estrema destra – scrive Medine – hanno previsto di organizzare manifestazioni con lo scopo di dividere, non esitando a manipolare e a ravvivare il dolore delle famiglie delle vittime. Per rispetto a queste stesse famiglie – prosegue il rapper – e per garantire la sicurezza del mio pubblico, i concerti non possono essere confermati».

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«Tutto quello che io volevo – ha aggiunto Medine nel tweet – era suonare al Bataclan».

Le due date nel teatro in cui trovarono la morte 90 spettatori, uccisi da uno dei commando dei jihadisti del 13 novembre, hanno provocato un’infinità di polemiche a causa di alcuni testi di Medine di qualche tempo fa. Poco prima dell’assalto terrorista alla redazione di Charlie Hebdo, nel gennaio 2015, il rapper aveva inciso il brano “Don’t Laik”, in cui si invitava, fra l’altro, a «crocifiggere i laici come sul Golgota». Già 10 anni prima, la pubblicazione di un suo album dal titolo Jihad aveva fatto discutere.

La scorsa primavera, numerosi esponenti della destra e dell’estrema destra si erano dichiarati contrari all’esibizione di Medine al Bataclan e il rapper li aveva accusati di voler «limitare» la sua libertà d’espressione.

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Quanto ai familiari delle vittime e ai superstiti, i pareri erano discordi fra chi parlava di «speculazione politica» e chi – come gli avvocati di due delle famiglie – ha denunciato pochi giorni fa alla magistratura il cantante per far vietare lo spettacolo.

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