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Buona esplorazione caro amico Goran Kuzminac

Ora che se n’è andato a soli 65 anni, rileggo le illuminanti parole che ha scritto sul suo sito: se non hai nulla da dire è meglio che stai zitto!

Buona esplorazione caro amico Goran Kuzminac
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19 Settembre 2018 - 21.42


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di Michele Cecere

 

C’era una volta che l’estate era fresca davvero, era quella del 78 e noi ragazzi sognavamo dietro i gol di Bettega e Rossi nel mondiale argentino. Una canzone si diffondeva libera nelle tante radio private ancor più libere e faceva appunto così:

Stasera l’aria è fresca 
potrebbero venirmi dei pensieri, 
piu’ dolci del vino che bevi 
piu’ chiari delle tue risposte”

La melodia accattivante riscosse successo, fu così che in tanti conoscemmo il cantautore dal cognome più astruso che la scena musicale italiana abbia mai proposto, tanto da costringerlo per anni a iniziare i suoi concerti spiegandone l’esatta pronuncia. Quel cantautore si chiamava Goran Kuzminac, era nato a Belgrado ma a soli 6 anni era arrivato in Italia. Lo raccontò qualche anno dopo in “Andando ad Est”:

“Io sono scappato via 
avevo quasi dieci anni 
ora c’è un confine che non passerò 
dietro lunghe carovane 
oltre i porti lontani 
agli amori non dico di no ma figli non ne ho 
potrebbero avere confini dentro il cuore “.

Il brano è del 1981 ma sembrava attualissimo negli anni novanta quando si smembrava la ex-Jugoslavia e si riempiva di nuovi confini l’Est Europa. Goran intanto era diventato famoso, amava dipingere anche con la tela, ma le pennellate che uscivano dalla sua chitarra erano formidabili e quel pezzo che pare avesse dedicato a Grazia Di Michele e che si chiamava “Ehi ci stai” fece sognare in tanti nell’estate del 1980:

“Ci stai a fare un rock 
portarlo per la strada 
ci stai ad esser sempre tu 
qualunque cosa accada 
ci stai un po’ per gioco 
a toglierti la gonna 
a metterti nel letto 
con la gioia di esser donna 
ma ci stai o no?

Il pezzo fu naturalmente contestato dalle femministe ma faceva sognare noi maschietti. Sul retro di quel 45 giri c’era invece una stupenda canzone d’amore, “Tempo”:

“Ma il tempo, tempo 
passa per te passa per me e 
forse, forse… 
insieme a te, insieme a me 
chissa’ ..
E non parlando puoi morire 
senza gridare o capire, 
non so perche’ lo trovi strano 
io ti amo si ti amo….”

Quante coppie si saranno innamorate negli anni ottanta con questa canzone, scritta alle quattro di un mattino con Shel Shapiro? Quel brano fu inserito nel 1980 in un memorabile Qdisc, mitica invenzione della RCA e di quel sagace e illuminato appassionato di cantautori che si chiamava Ennio Melis: il Qdisc comprendeva 4 canzoni ed era lo strumento ideale per assemblare tre  artisti e stimolarli a fare squadra, lanciandoli poi in una tourneè. Per l’occasione Melis convocò Goran e lo assemblò con i già famosi Ron e Ivan Graziani, il brano collettivo del disco fu la famosissima “Canzone senza inganni”:

“Amico canta una canzone

una canzone senza inganni

, con poche note

in questi giorni dove il vento

ci porta in tutte le città

canta più forte o non ti sento,

io sono qua.”

Ero un ragazzotto di sedici anni e mi ricordo che ci mandarono i volantini nelle scuole, c’era scritto in grande “Operazione caserme aperte” e nelle casermette di Bari si annunciava proprio  il concerto di Graziani, Ron e Kuzminak, special guest il grandissimo Lucio Dalla con la sua fresca “Futura”, e fu apoteosi per quel disco. Tanto che la Lato Side, vivace e purtroppo presto scomparsa casa editrice specializzata in testi musicali, pubblicò un libricino di cento pagine dedicato al trio, opera che ad oggi, sembra essere l’unico testo dedicato al nostro Goran. L’anno dopo, il 1981, segnò la maturità artistica di Goran col disco “Prove di volo” che contiene la splendida “Stella del nord”:

“Guarda il mattino,
si sta aprendo
su questa citta’,
mi piace vedere studenti di Amburgo
ubriachi di birra scura…”,

“…E poi andremo fuori,

a respirare

e a ridere un po’

di quella gente che cerca Strauss

sotto i lampioni del centro,

ma i veri poeti si nascondono bene,

dentro incredibili bar”

Il successo dell’operazione Qdisc fu tale che allo stesso Goran fu riproposta una nuova avventura nel 1982 con gli emergenti Marco Ferradini e Mario Castelnuovo, ma stavolta toccò a Goran  fare la chioccia per i meno famosi colleghi, il pezzo di punta era “Oltre il giardino”:

“Oltre il giardino c’è il mondo
un drago di luci che incantano
in fondo alla via
è la mia vita per strada
rimbalza in un angolo, un attimo
un’altra partita e va”

Alla domanda postagli da un giornalista al culmine del successo del primo Qdisc “Cosa ti fa più paura di questo lavoro?”, Goran rispose “La paura di cambiare.ho visto tanta gente cambiare sotto i miei occhi e diventare diversa, magari non peggiore, ma diversa da quella che era”. E Goran non cambierà, il suo successo resterà racchiuso in quei quattro anni compresi fra il 1978 e il 1982. Continuerà a pubblicare dischi scrivendo anche altre belle canzoni, ma non ritroverà altro che un pubblico di nicchia. E lo persi di vista anch’io, fino ad una sera di fine inverno del 2003, quando in un locale incontrai il chitarrista Beppe Cordaro, che di Goran era grande estimatore soprattutto per essere entrambi maestri del fingerpickink, ovvero l’arte di pizzicare le corde con le dita senza avvalersi del plettro. L’esecuzione di un paio di brani del repertorio di Kuzminac appassionarono il gestore del locale, tanto da indurlo a chiedermi se si potesse organizzare un concerto con lui. Il giorno dopo scoprii il blog curato da Goran in persona, alla mia richiesta di tornare a Bari per un concerto, mi confidò che quella volta nel 1980, all’uscita dalla caserma scoprì il furto della sua autoradio! “Va bene Goran, magari verrai in treno stavolta!” gli dissi scherzando. Due mesi dopo era con noi e dinanzi a una birra capimmo davvero che non era cambiato mai, la sua carica umana era assolutamente stimolante. Tanto che lo richiamammo a suonare nel 2007 quando cantava in “Mercante di niente”:

“Sono un grande creatore del nulla

Un volgare guardone di stelle

Sono solo un viandante infelice

Che deve salvarsi la pelle.

Il poeta che scrive le rime

Con l’inchiostro che puoi cancellare

Il pastore che chiama il suo gregge

Con uno stupido cellulare…”

 

E poi ancora la bellissima “Sogno:

” E prati verdi e fili d’erba le montagne con la neve

fiumi azzurri pieni d’acqua e fiori e foglie con le gemme

Gli impresari nel cemento i prepotenti tra le fiamme

Agli arrivisti ciò che resta, che ogni. giorno sia una festa

E il Natale sarà diverso se arrivano i Re Magi

Con in dono tutti i nomi degli autori delle stragi

E agli egoisti poco sazi, carestia per tutti gli anni

Mentre agli zingari gli spazi

Per piazzarci le roulotte

Ma era un sogno

Solo un sogno

Certe notti ne ho bisogno

E butto il sasso nello stagno

Perché adesso ne ho bisogno”

 

Ora che se n’è andato a soli 65 anni, rileggo le illuminanti parole che ha scritto sul suo sito:

“Io rimango del credo:” Se non hai nulla da dire è meglio che stai zitto!”.
Sono diventato storico e, in qualche oscuro modo quasi un “Vecchio saggio” della canzone italiana. Mi premiano continuamente per la “carriera luminosa” o perchè sono stato il “Primo” ad introdurre il finger style nella canzone d’autore italiana.
Ogni giorno qualche esploratore della rete, scopre che oltre a :”Stasera l’aria è fresca, Ehi ci stai, Tempo, Stella del nord” ho scritto e scrivo anche altre decine di canzoni molto più belle. Si iscrivono al mio FanClub, e si trasformano in Feddayn incazzati della musica.
I miei dischi escono ad intervalli fisiologici.
Vivo la mia vita, nel modo più intenso possibile per avere qualcosa di nuovo qualcosa da raccontare.
La domanda che mi viene più spesso rivolta è perchè non sono piu’ conosciuto, trasmesso, programmato?
Se siete arrivati a leggere fino a qui, la risposta la sapete già:
Non telefono ai politici, ho un pessimo carattere, e sono l’ultimo degli idealisti”

Sulla sua pagina facebook ha scritto l’ultima volta il 19 agosto queste semplici parole: “Porta la scala e si potrebbe esplorare il cielo”: buona esplorazione amico Goran!

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