di Daniela Amenta
Indimenticabile quella erre francese, indimenticabili le sue scalette in radio, quella capacità di passare dalla leggerezza del pop ai suoni più oscuri e deraglianti in pochi minuti. Indimenticabile quel suo modo di stare al microfono: colto, mai spocchioso, coinvolgente, pieno di aneddoti. Perché la musica era la sua mission e sapeva come dirla.
Indimenticabile Luisa “Mann” Buoni che è stata l’anima eccentrica, fantasiosa, brillante della new wave anni Ottanta a Roma. Sexyssima, bellissima cantava nei Bu Bu Sex, attraversava i club e le discoteche più in voga con quel suo passo leggero, divertito. Se n’è andata all’improvviso, a 55 anni, lasciando l’amato marito Adriano che suonava con lei, il cane Poldo, gli adorati gatti e un’intera generazione di amici che la piange con sconsolato dolore.
Luisa ha dedicato la sua breve vita alla musica che ha dragato, frequentato in lungo e in largo con passione e curiosità. Cantante e bassista, ma anche conduttrice e dj nei club e in tante emittenti: Città Futura, l’Aradio Città Uno, Radio Rock, fino ai microfoni della Rai, dove era appena appena tornata per il godibile programma Commessi Viaggiatori con Mario Acampa sulla seconda rete.
E poi giornalista musicale, organizzatrice di eventi. Un’anima bella che riunì il vecchio rock romano per Ajo City Rockers, una serata i cui proventi finirono tutti ad un canile di Olbia da ricostruire dopo l’alluvione in Sardegna, infaticabile animalista che organizzava collette per salvare anche i gatti di Aleppo, usava perfino la sua festa di compleanno per lanciare raccolte di soldi da destinare alle bestiole nei canili. Una donna gentile e generosa, spiritosa e sagace, multiforme, curiosa sempre, capace di suonare con gli Economisti, la band che parodiava l’attualità a “Webnotte” (il programma tv di Repubblica.it) fino all’ultima esperienza, Radio Ethiopia dove Luisa celebrava il suo grande amore per Patti Smith. A lungo in America aveva collaborato anche con le Violent Femmes. Non si contano le band che aveva intervistato, i reportage dai backstage, i suoi strabilianti racconti musicali. Era lei lo spirito guida di quegli anni indimenticabili, ribelli e selvaggi.
Una vita piena e così stretta, compressa. Indimenticabile quella erre francese, la citazione colta nel suo nom de plume, riferimento all’autore di Morte a Venezia. Indimenticabile Luisa.
Alla famiglia l’abbraccio forte e commosso di chi scrive e di tutta la redazione di Globalist.