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A Macerata il “Flauto magico” accoglie immigrati e rom

Il regista Graham Vick dà una versione dell’opera di Mozart con cento maceratesi di ogni etnia

A Macerata il “Flauto magico” accoglie immigrati e rom
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5 Agosto 2018 - 19.38


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Nella Macerata diventata suo malgrado simbolo di una deriva anti-immigrati e con un Luca Traini che ha tentato (senza riuscirci e senza minimamente pentirsi) la strage per strade di cittadini africani, è importante il segnale inviato dall’Associazione Arena Sferisterio: allo Sferisterio, il vasto e originale teatro all’aperto ottocentesco, nell’annuale Macerata Opera Festival dell’estate ha co-prodotto e allestisce con ultima replica il 12 agosto un “Flauto magico” di Mozart in una versione speciale: il regista inglese Graham Vick, uno dei più vivaci interpreti della lirica e che ha sempre guardato alla contemporaneità e alla situazione politica, ha chiamato da un lato cento maceratesi, di ogni etnia e non solo bianchi, a recitare come un coro greco le parti parlate dell’opera messe stavolta in italiano e non in tedesco.
In più, Vick ha ambientato l’opera con cui Mozart canta tra l’altro la vittoria dello spirito di fratellanza contro l’abuso del potere allestendo ai bordi del palcoscenico accampamenti con tende, auto, luoghi per rom, emarginati, persone terremotate (a Macerata sanno bene cos’è il terremoto del 2016). Emblemi del potere sono invece l’Eurotower di Francoforte, un negozio Apple e la basilica di San Pietro.

Questo Flauto magico “cerca di recuperare le utopie se ancora riusciamo a trovarle. Lo spettacolo del Flauto Magico è collettivo, cantanti, coro e cento persone locali e immigrati – ha dichiarato il regista in un’intervista a Paolo Montanari su PesaroNotizie.com – È un’opera corale come l’aveva concepita Mozart per il popolo. Inoltre Macerata nei mesi scorsi è finita al centro delle cronache giudiziarie per questioni riguardanti i movimenti migratori e la presenza di rifugiati da paesi in guerra. Quindi il prendere parte al Flauto Magico, italiani e stranieri, è un segno di civile convivenza. Addirittura queste persone costituiscono una specie di coro greco, come in Aristofane, nel quale la loro è una funzione di disturbo, con declamazione e commenti dei testi, che va al di là della partitura originale e entra nel significato didattico dell’opera”.

Nel parlato l’allestimento si basa sulla traduzione poetica di Fedele d’Amico del 1979 e i dialoghi sono stati adattati da Vick e da Stefano Simone Pintor. Daniel Cohen dirige l’Orchestra Regionale delle Marche e il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” (Martino Faggiani e Massimo Fiocchi Malaspina maestri del coro), lo spettacolo è coprodotto dall’Associazione Arena Sferisterio con il Palau de Les Arts Reina Sofía di Valencia e in collaborazione con la Birmingham Opera Company. Scene e costumi di Stuart Nunn, coreografie di Ron Howell.

Info: clicca qui

 

 

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