Nico, trent'anni dopo la sacerdotessa delle tenebre non smette di incantarci

Il 18 luglio del 1988 moriva a Ibiza Christa Päffgen, in arte Nico. Una carriera breve, una morte prematura, una vita faticosa e dolorosa. Che però rimane come uno straordinario lascito

Nico, trent'anni dopo la sacerdotessa delle tenebre non smette di incantarci
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18 Luglio 2018 - 19.58


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Il 18 luglio del 1988 moriva a Ibiza Christa Päffgen, in arte Nico. Una carriera breve, una morte prematura, una vita faticosa e dolorosa: in poche frasi il riassunto di Nico, nome d’arte di Christa Paffgen, cantante sui generis, attrice, modella, icona. Molti la ricordano per la sua presenza come chanteuse nell’album d’esordio dei Velvet Underground. Ma la carriera solista di Nico è altrettanto significativa e ha segnato un solco profondo nel modo di concepire la canzone rock: arrangiamenti scabri e ipnotici, pezzi ipnotici e quella sua voce notturna, profonda. Bellissima Nico: amata e odiata da Lou Reed e John Cale, da Leonard Cohen, da Jim Morrison, da Iggy Pop e da Bob Dylan. Sarà lui a dedicarle “Visions of Johanna” e farla entrare nella bizzarra e composita Factory di Andy Warhol.

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Il maestro della Pop Art la inserisce in pianta stabile nel suo entourage, le procura delle parti in alcuni film sperimentali, come Chelsea girl, e soprattutto asseconda le sue aspirazioni musicali, imponendola come voce dei Velvet. L’esordio in solitudine di Nico è datato 1968 con Marble index, un album complesso, misterico, algido e avvolgente come lei. Ma in questo breve riassunto andrà almeno citato Desertshore del 1970, gioiello obliquo dove voce e armonium si prendono la scena.
Nico muore a Ibiza cadendo da una bicicletta, dopo aver ritrovato il suo unico figlio già grande, il figlio avuto con Alain Delon, Ari Päffgen o meglio noto come Christian Aaron Boulogne. Nato nel 1962 venne accolto dalla madre di Delon, Édith Boulogne (contro la volontà dell’attore che non lo riconobbe mai) dopo che la stessa Nico le aveva comunicato la sua “impossibilità” ad allevarlo correttamente.Edith volò a New York, lo prese con sé e lo crebbe fino a quando nel 1977 suo marito Paul Boulogne non lo adottò come figlio dandogli suo il cognome.

Anche di questo, ma di traverso, parla Nico, 1988, il film di Susanna Nicchiarelli interpretato dalla danese Trine Dyrholm – nata come cantante e poi attrice feticcio di Susanne Bier e Thomas Vinterberg – che fa rivivere l’artista-icona Nico interpretandola con la sua voce e trasformandosi fisicamente. Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, Nico, 1988 è un road-movie dedicato agli ultimi anni di Christa Päffgen. La “sacerdotessa delle tenebre”, così veniva chiamata, ritrova veramente se stessa dopo i quarant’anni, quando si libera del peso della sua bellezza e riesce a ricostruire un rapporto con il suo unico figlio dimenticato.

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Nico, 1988 racconta degli ultimi tour di un’artista complessa, mai chiaramente a fuoco.  È la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona. Una rinascita che purtroppo durerà poco. 

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