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Ventisei anni senza Freddie Mercury: indimenticabile rockstar

Una voce e una presenza scenica unica al mondo. La sua storia e i successi di una band entrata nella leggenda. La maratona dei suoi video in tv

Ventisei anni senza Freddie Mercury: indimenticabile rockstar
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Francesco Troncarelli Modifica articolo

24 Novembre 2017 - 12.59


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Il 24 novembre del 1991 moriva Freddie Mercury, aveva 45 anni, ufficialmente per una broncopolmonite, la realtà della sua scomparsa l’aveva resa pubblica il giorno prima con un comunicato che non lasciava dubbi su quello che era il suo stato di salute: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. E’ arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia”.

“Freddie is dead”. Così titolava il tabloid “The Sun” per annunciare la sua morte. Tre parole, una frase secca, accompagnata dall’immagine, più che viva del leggendario cantante dei Queen a braccia aperte sul palco davanti alla “union jack”. Tre parole tra cui solo il nome, tanta era la sua popolarità e grandezza per capire immediatamente di cui si stesse parlando. Di un mito.

Freddie Mercury infatti è stata la voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica internazionale e che oggi, in tempi così grami di talenti e di pop campionato, si sente terribilmente la mancanza. 

Era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara. La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica e Design e frequenta la Londra artistica e anticonformista, entra in contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi, fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del 1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor  forma i Queen, cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista John Decon.

Da quel momento nasce la leggenda dei uno dei gruppi più amati e apprezzati del panorama musicale internazionale soprattutto la leggenda del loro frontman, l’istrionico e insuperabile Mercury, leader veramente di quella formazione che nel tempo ha venduto oltre 200milioni di dischi e ha tenuto 707 concerti in 26 nazioni diverse, vere e proprie rappresentazioni sceniche in cui Mercury dava il meglio di sé, vocalmente e teatralmente. Uno per tutti: quello al Live Aid del 13 luglio 1985 in cui Mecury in venti minuti di show, “tenne sul palmo della mano tutto il pubblico” come ricorderà David Bowie in seguito.  

La sua infatti era una voce potente ed espressiva, in grado di dare lustro anche ai brani meno brillanti del repertorio della band inglese che ha dettato legge dai Settanta agli Ottanta. Una voce che è stata oggetto di studio da parte di un team di ricercatori universitari e che ha stabilito non solo che la sua estensione vocale sfiorava le quattro ottave, ma soprattutto che la sua voce era così eccezionale, perché utilizzava la tecnica delle subarmoniche, tipica dei cantanti etnici come i Tuvan della Mongolia o i Tenores della Barbagia.

Appariscente e coinvolgente sul palcoscenico, nella vita privata Mercury era schivo e riservato, amava i gatti e la pittura, Chagall il suo artista preferito. Aveva una collezione di cravatte ma non le indossava mai. I suoi idoli erano stati Cliff  Richard, poi Hendrix e i Cream. Per i Queen è stato autore di brani che hanno fatto il giro del mondo come Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Don’t Stop Me Now, It’s a Hard Life, Killer Queen, Love of My Life, Play the Game, Somebody to Love e We Are the Champions.   

Per ricordare questo eccezionale performer la rete televisiva musicale VH1( Canale 67 del Digitale terrestre al posto di MTV), manderà in onda  Best of Queen, una maratona a partire dalle 19 con tutti i loro migliori video, da “We Will Rock You” a “Radio Ga Ga” passando per “I Want to Break Free” e “The Show Must Go On”.

Subito dopo, alle ore 20.10, uno spettacolo memorabile,  “Freddie Mercury: The Tribute Concert”. Il concertone organizzato pochi mesi dopo la sua morte dai compagni di band Brian May, Roger Taylor e John Deacon. Era il 20 aprile del 1992 e sul palco di Wembley salivano le più grandi star della musica internazionale a cominciare dall’amico ed estimatore David Bowie, per proseguire con Elton John, i Guns n’ Roses, Metallica, George Michael e tante altre rockstar eccezionalmente riunite per celebrarne il mito attraverso le sue canzoni.

Alle h. 21.50 un altro evento indimenticabile, “Queen: Live at Wembley”, il concerto del 1986 che è entrato nella storia del rock. Come Freddy Mercury, un artista che resta ancora oggi vivo nella memoria collettiva grazie alla sua voce che non finirà mai di stupire e di coinvolgere.

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