Il 5 settembre di più di 150 anni fa veniva rappresentata per la prima volta alla Scala la seconda opera di Verdi, ‘Un giorno di regno’, risoltasi in un terribile fiasco.
Dopo il successo della prima opera di Verdi, ossia Oberto conte di San Bonifacio, Merelli, impresario della Scala, gli commissiona la partitura per un’opera buffa.
Il libretto era da scegliere tra quelli di Felice Romani: Verdi decide di adattare ‘Il finto Stanislao’, libretto che era stato scritto già nel 1818 per un altro compositore. Il nome del libretto era stato poi mutato in ‘Un giorno di regno’.
Se questo doveva essere l’inizio di una nuova, fortunata carriera in collaborazione con La Scala di Milano, si rivela invece come un periodo di profonde sofferenze e disagi per il compositore: Verdi si ammala di angina, non riesce a mantenersi e la moglie Margherita Barezzi impegna i gioielli per pagare l’affitto. Ciò che è peggio, Margherita muore a giugno di encefalite, unendosi ai due figli Virginia e Icilio, scomparsi prima della messa in scena di ‘Oberto’. Allora, il compositore, distrutto, chiede che venga reso libero dal contratto per ‘Un giorno di regno’: non è certo dello stato d’animo più appropriato per la scrittura di un’opera buffa, ed il libretto rappresentava un gusto teatrale del tutto superato.
Il contratto non viene però scisso e Verdi è costretto a portare a termine quanto promesso. La prima dell’opera viene esposta alla Scala di Milano il 5 settembre 1840, non riscuotendo affatto successo. L’opera fu anzi un fiasco totale, tanto che fu ritirata la sera stessa del debutto.
Venne poi ripresentata al Teatro San Benedetto di Venezia l’11 ottobre del 1845, col titolo Il finto Stanislao, riuscì ad ottenere finalmente un giusto apprezzamento.