“Siamo più popolari di Gesù Cristo adesso. Non so chi morirà per primo, se il rock o il Cristianesimo”. L’aveva detto John Lennon, ma sono parole che vestono bene anche a Bono degli U2: i fan lo amano perché è engagé, rebelde, impegnato, terzomondista e pacifista. Lui, nella prima delle notti romane allo stadio Olimpico, delizia 58mila persone: “La più bella notte di sempre”, urla in italiano dal palco all’Olimpico all’inizio del concerto, che domenica replica nella seconda e ultima data prevista in Italia per i festeggiamenti dei 30 anni dall’uscita di “The Joshua Tree”. Le parole in italiano fanno scattare, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’operazione empatia: “Siete fantastici, siete una famiglia”, ringrazia Bono.
Il concerto, aperto da Noel Gallagher con la sua band, gli High Flying Birds, ha spopolato anche sui social: su Twitter l’hashtag #u2thejoshuatree2017 è arrivato nelle prime posizioni in Italia.
La serata si è sviluppata tutta attorno all’album, pietra miliare nella storia degli U2 e della musica, suonato per intero e con i brani nello stesso ordine in cui sono stati pubblicati 30 anni fa, per tutta la parte centrale dello show. Nell’intro, invece, i 4 ragazzi di Dublino hanno raccontato la loro storia pre-Joshua. Sono arrivati alla spicciolata e, su un palco in mezzo al pubblico con i maxischemi spenti, hanno cantato Sunday Bloody Sunday, New Year’s Day, Bad che sfocia in Heroes di David Bowie (e che Bono dedica all’amico Luciano Pavarotti scomparso giusto 10 anni fa), Pride.
Quando è partita Where The Streets have no names, sull’enorme maxischermo alle spalle della band è apparsa l’inconfondibile sagoma del Joshua Tree, su un sanguinario sfondo rosso.
Sugli spalti, durante With or without you, sono invece comparsi migliaia di fogli colorati a comporre la scritta “30” e la sagoma dell’albero di Joshua.
In un paio di passaggi, piu’ politici, il bersaglio è stato il presidente degli Stati Uniti con la sua politica sul clima e i migranti. Ma ci sono stati, soprattutto nei numerosi bis, anche richiami ai diritti civili (Miss Sarajevo nel 2017 è diventata Miss Syria, con un video che racconta la storia di una bambina in un campo profughi), alla democrazia negata, i cambiamenti climatici, le migrazioni (con un ringraziamento anche all’Italia anche per il suo impegno nell’accoglienza ai migranti), l’omaggio alle donne con una sfilata di foto di figure femminili da Rosa Parks a Patti Smith, affiancate ad Angela Merkel e Christine Lagarde. Il finale è un crescendo con Beautiful Day, Elevation, Vertigo, Ultraviolet, One, Litte Things.