Il Nobel alla Letteratura 2016 ha diviso il mondo degli intellettuali. Se molti hanno esultato alla decisione dell’Accademia svedese di premiare Bob Dylan (già Pulitzer alla carriera), in molti – come Irvine Welsh e Alessandro Baricco – hanno storto il naso.
Lo scrittore di Oceano Mare ha spiegato: “E’ come se dessero un Grammy Awards a Javier Marias perché c’è una bella musicalità nella sua narrativa”. Baricco ha aggiunto: “Che un drammaturgo vinca un premio alla letteratura ci sta, anche se in modo un po’ sghembo “. Per lo scrittore, quello che hanno combinato a Stoccolma è un bel paradosso: “allora anche gli architetti possono essere considerati poeti”, ha aggiunto.
A far eco alla polemica, si è aggiunto lo scrittore scozzese Irvine Welsh: “Sono un fan di Dylan, ma questo è un premio nostalgia mal concepito strappato dalla prostata rancida di vecchi hippies balbettanti”, ha scritto, aggiungendo poi in un tweet che “se sei un appassionato di ‘musica’, cerca la parola nel dizionario. Poi cerca ‘letteratura’, quindi confronta le due cose”.
Anche Valerio Magrelli dai microfoni di Radio 3 non ha apprezzato il Nobel alla Letteratura dato a Bob Dylan: “Non vedo il bisogno di correre in aiuto delle star, dei divi del rock, con un premio Nobel”, ha spiegato.
Ma a difendere il menestrello di Duluth sono scesi in campo i colleghi italiani De Gregori e Mogol, il linguista Tullio De Mauro, e anche Salman Rushdie e Joyce Carol Oates, convinti che la poesia si trovi a pieno titolo anche nelle canzoni, soprattutto in quelle di Bob Dylan.