Springsteen a San Siro regala 14 tracce da The River

Bruce Springsteen a San Siro è un evento epocale che richiama tutti, dal fan comune a Zucchero e Ligabue

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4 Luglio 2016 - 11.21


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Giunti al loro sesto concerto al Meazza, a 31 anni dalla prima volta, Bruce Springsteen e la E Street Band si sono presentati fra i boati come tre anni fa con ‘Land of Hope and Dreams’ per passare poi a ‘The Ties That Bind’, tratta da ‘The River’, storico doppio disco del 1980 che dà nome al tour. Se pure la scaletta non presenta tutte e 20 le tracce di quell’album ma solo 14 (mai così tante in nessuna delle date europee), il concerto è un tributo a un’energia rock inesauribile che non abbandona l’artista del New Jersey nemmeno alla soglia dei 67 anni: fra fuori programma, richieste dei fan e classici della sua firma cantautorale in equilibrio tra epica e malinconia, lo show sembra un’iniezione di elettricità ancora più minimale e potente vista la formazione che ai fiati conta solo il sax di Jake Clemons.

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In questo senso Springsteen è un libro aperto per il suo pubblico: “Questa è la mia prima canzone ispirata ai figli”, dice in italiano introducendo ‘Independence Day’, a poche ore dal vero e proprio giorno dell’indipendenza americana. La generosità del performer si vede non solo nel momento in cui corre in mezzo al parterre sulle note di ‘Hungry Heart’ ma quando verso la fine dello show su ‘Dancing in the Dark’ invita quattro spettatori a cantare, ballare e suonare con la band. A celebrare il culto del Boss fra stasera e il 5 luglio sono attese 120mila persone, riunite in un’esperienza che richiama generazioni di fan. “In Europa il suo pubblico cresce e vede un ricambio: per questo qui continua con gli stadi e concerti così lunghi”, spiega il promoter Claudio Trotta prima dello show.

Bruce Springsteen a San Siro è un evento epocale che richiama tutti, dal fan comune a Zucchero e Ligabue, anche loro presenti questa sera al Meazza. Ma Milano è sempre una tappa centrale che non a caso ha visto arrivare anche migliaia di spettatori dall’estero: “Quando Bruce viene a San Siro noi andiamo a sentire lui almeno quanto lui viene a vedere noi”, racconta Irene, residente a Londra che dopo aver assistito alla data di Wembley del 3 giugno è arrivata a Milano per il suo 16esimo concerto del Boss. E il feeling tra l’arena e la stella americana è frutto di un’empatia sottile, notoriamente legata alle origini italiane del cantante: così, se nel 2013 Springsteen era stato salutato da un’enorme dedica “Our Love Is Real”, questa sera la coreografia, tanto imponente da aver richiesto un crowdfunding da 8mila euro, realizza in tutto lo stadio la frase “Dreams Are Alive Tonite”. Lo stadio si fa vedere anche sulle note di ‘The River’, illuminandosi con i flash dei telefonini: ma il vero spettacolo è la sequenza di canzoni, successi irrinunciabili come ‘Born In The U.S.A.’, ‘Born To Run’ per le quali i riflettori illuminano lo stadio a giorno, brani che toccano nel profondo come ‘Drive All Night’, e scariche elettriche come la finale ‘Shout’ portata avanti fino allo stremo delle forze prima dei saluti. “Questo è un posto molto speciale per noi, con il migliore pubblico”, dice il Boss prima di chiudere con una versione acustica di ‘Thunder Road’.

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