Fuocoammare, proiettato ieri al Festival del Cinema di Berlino, parla di immigrazione, un argomento spinosissimo in questo momento per la Germania e la Cancelliera Angela Merkel, che ha messo in discussione più volte negli ultimi mesi la sua politica di accoglienza. Gianfranco Rosi, unico italiano in gara, che nel 2013 ha vinto il Leone d’oro a Venezia con Sacro GRA, per Fuocoammare, si è immerso per oltre un anno nell’isola di Lampedusa, tristemente famosa per essere approdo delle carrette del mare cariche di clandestini.
Il regista italiano, nato ad Asmara ma trasferitosi trasferito nel 1985 a New York dove si è diplomato presso la New York University Film School, è stato avvertito dai selezionatori della sua partecipazione in concorso alla Berlinale mentre stava girando sull’isola siciliana. Il Festival di Berlino ha sempre mostrato grande interesse per le questioni politiche, basti pensare che l’anno scorso ha assegnato l’Orso d’oro a Taxi Teheran del regista iraniano Jafar Panahi, evidenziando una chiara presa di posizione nei confronti delle limitazioni alla libertà di espressione del regime iraniano. Oggi l’attenzione cade sul tema degli sbarchi in uno dei punti nevralgici dell’esodo della disperazione. La Germania negli ultimi mesi la ha oscillato tra il wilkommen (benvenuti) scritto sui cartelli alla stazione e la minaccia della Merkel di sospendere da Schengen i Paesi che non controllano le frontiere esterne dell’area.
Poi ad aggravare la situazione ci sono stati i fatti di Colonia, dove centinaia di donne nella notte di capodanno sono state oggetto di violenze sessuali da parte di giovani uomini, in conseguenza di ciò ci sono state spedizioni punitive organizzate dall’estrema destra nei campi profughi e la Merkel è dovuta correre Turchia, promettendo 3 miliardi di aiuti a Erdogan per fargli trattenere chi fugge dalla Siria.
Fuocoammare racconta di Samuele che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un’isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà. Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi. Nei cinema dal 18 febbraio, distribuito da 01 distribution e Istituto Luce-Cinecittà.