“Sonorità rock progressive, al confine tra jazz e improvvisazione, pensando ai Pink Floyd e alle grandi rockband internazionali”. Questa la musica che approda sul palcoscenico del club di via Carloforte, giovedì 21 gennaio (ore 21.30). Musica che arriva dritta dritta al cuore, senza filtri, con il quartetto capitanato dal grande compositore marchigiano, arrangiatore, pianista e bandoneonista Daniele di Bonaventura, tra i più stimati artisti della scena etno-jazz contemporanea. “Forse perché negli ultimi anni ho ascoltato più rock che jazz -racconta il musicista a poche ore dalla mini tournèe che lo impegnerà per quattro date in Sardegna-, ma questo è un disco diverso, composto a tavolino, che ha sonorità molto differenti rispetto a quelle del passato. Un puzzle musicale di brani live che, per essere compreso, va ascoltato tutto, dall’inizio alla fine”.
Con lui sul palco, tre musicisti altrettanto significativi coi quali condivide da anni l’intento di proporre partiture musicali legate principalmente alle proprie origini: Marcello Peghin alla chitarra 10 corde, Felice Del Gaudio al contrabbasso e Alfredo Laviano alle percussioni. Una formazione ben collaudata che, dieci anni dopo la prima pubblicazione del disco “Canto alla Terra” e dal doppio album “Nadir”, si ripresenta sulla scena col nuovo disco intitolato “Band’Union” (al cd sarà allegata una password che permette di vedere anche un video documentario dell’ultima tournèe).
Il disco, che è stato eseguito in anteprima lo scorso dicembre al Tam Club di Grottazolina, nelle Marche (club dove il gruppo ha realizzato il suo primo concerto dieci anni fa), verrà presentato anche in occasione del tour sardo del gruppo. Queste le date: il 21 gennaio al Jazzino di Cagliari, il 22 al Poco Loco di Alghero, il 23 e il 24 al Vecchio Mulino di Sassari.
Un disco che festeggia dunque il decennale della band (al suo terzo cd insieme) e che racchiude il frutto di una fertile collaborazione coi suoi tre compagni di viaggio. Come dichiara lo stesso Bonaventura: “Tengo moltissimo a questo progetto, c’è una sonorità unica, un lavoro in cui il gruppo si esprime al meglio, concettualmente quasi più vicino al rock progressive che al jazz. Abbiamo preso tutti i vari pezzi che ci piacevano e li abbiamo manipolati. Un’operazione inedita e originale che merita di essere conosciuta”.