Cenerentola di Emma Dante: la favola è un incubo in versione pop

La Cenerentola di Giocchino Rossini, per la regia di Emma Dante, andrà in scena al Teatro dell'Opera di Roma dal 22 gennaio 2016.

Cenerentola di Emma Dante: la favola è un incubo in versione pop
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18 Gennaio 2016 - 16.36


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Bambole meccaniche, vestiti da sposa, una famiglia violenta, suggestioni dalle graphic novel, cartoon, tatuaggi, graffiti e altro ancora: sono questi gli elementi della “Cenerentola” di Gioachino Rossini secondo la visione pop della regista Emma Dante. Lo spettacolo andrà in scena il 22 gennaio 2016 al Teatro dell’Opera di Roma (fino al 19 febbraio), con la direzione dell’orchestra affidata ad Alejo Pérez.

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L’opera fa parte del progetto “Rossini a Roma 200 anni” (per il bicentenario de Il Barbiere di Siviglia, opera “nata” nella Capitale nel 1816) e darà il via anche all’accordo tra l’Opera di Roma e RaiCom, grazie al quale lo spettacolo sarà nei cinema di tutto il mondo: in diretta in quelli italiani (64 le sale coinvolte) ed europei, in differita in Australia, Giappone, Corea e Usa.

“Per me Cenerentola è una favola nevrastenica – ha spiegato Emma Dante –. Con visioni, raddoppi, incubi simbolici. Qui la protagonista ha dei cloni che la assecondano, delle bambole meccaniche in copia, munite di una chiavetta posteriore, incaricate di assisterla nei lavori di casa, personaggi mimetici cui danno corpo gli attori ammutoliti della mia compagnia. E un altro tema costante del mio teatro, quello degli abiti da sposa, torna nel guardaroba sfoggiato dalle donne candidate a maritarsi, a tal punto disposte a uccidere per competizione nella sala da ballo che tutte nascondono armi sotto i sontuosi e buffi vestiti da matrimonio, armi che poi, quando Cenerentola, la rivale n.1, si mostrerà invincibile, diventeranno strumenti potenziali di suicidio. Sono stata attratta dall’antinomia purezza-pistole”.

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Nonostante la chiave surrealista e pop del suo lavoro, Emma Dante ha voluto specificare di aver rispettato in tutto e per tutto il libretto dell’opera rossiniana: “Ho adoperato il mio punto di vista. Ho aggiunto qualche simbologia. Ad esempio la facoltà di sdoppiamento utilizzata per le copie di Cenerentola l’ho anche adottata nel finale convertendo le figure del patrigno e delle sorellastre in altrettanti sosia meccanici, con chiavi sul retro, per garantire perdono e sopravvivenza, ma a condizione di ricariche a mano”, ha concluso la regista.

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