it isn’t hard to do
nothing to kill or die for
and no religion too»
«Immagina che non esistano le nazioni
non è difficile
niente per cui uccidere o morire
e nessuna religione»
Una catena umana con 5 mila mani allacciate al Central Park di New York per formare un gigantesco “peace sign”, è stato il regalo di Yoko Ono per quello che sarebbe stato il compleanno di John Lennon, 75 anni oggi se non fosse stato ucciso sotto casa, dall’altro lato del parco, l’8 dicembre 1980. Aveva appena 40 anni ed era uno dei personaggi più amati e seguiti del pop mondiale.
Lennon infatti è stato uno dei personaggi chiave dello spettacolo nel ventesimo secolo. Sicuramente per la sua abilità di compositore con all’attivo una lunga serie di canzoni diventate immortali, ma anche per le sue forti prese di posizione in temi sociali e politici al punto che il governo americano e l’FBI impostarono una pesante campagna atta discreditarlo e inizialmente gli negarono persino il permesso di soggiorno.
Con Paul McCartney ha formato una delle più importanti partnership musicali della storia della musica di sempre scrivendo “alcune tra le canzoni più famose della storia del rock and roll” che hanno avuto un successo planetario. Anima creativa dei Beatles, amante di Elvis e Bob Dylan, visionario, poetico e artista nel verso senso della parola, anche da solista ha firmato brani che hanno regalato emozioni, facendo pensare.
Oggi che i fan di tutto il mondo lo salutano con affetto e nostalgia, inondando le bacheche di Facebook coi loro pensieri e lanciando tweet a raffica con l’hastag [url”#HappyBirtdayJohnLennon”]www.twitter.com/#HappyBirtdayJohnLennon[/url] anche noi vogliamo ricordarlo con quella che è la canzone simbolo della sua produzione, manifesto e al tempo stesso testimonianza perenne dei suoi sentimenti e della sua visione della vita, “Imagine”.
Una melodia semplice con un testo utopistico che parla di un mondo tanto perfetto quanto possibile solo da immaginare purtroppo, pubblicata nel 1971 nell’album omonimo prodotto da Phil Spector e arrivata fino a noi attraverso anche una miriade di cover: da quella di Diana Ross a quella di Liza Minelli, da quella di Randy Crawford a quella orchestrale di Henry Mancini, da quella dei Quuen eseguita a Londra il giorno dopo il suo assassinio a quella toccante di Neil Young dedicata alle vittime dell’11 settembre.
Scrivendo questo brano, John fu molto influenzato dalle riflessioni di suo moglie Yoko Ono, Le parole e il tema della canzone infatti sono ispirate da alcuni passaggi contenuti nella raccolta di poesie di lei intitolata “Grapefruit”, dove molte frasi iniziano con il verbo “imagine”. Poi il brano spicca il volo da solo con una leggerezza unica, con frasi delicate che trasmettono serenità e speranza sottolineate da note quasi ovattate di piano, quel piano che nel 2000 venne acquistato all’asta per 2 milioni di dollari da George Michael e donato al “Beatles Museum” di Liverpool.
“Immagine” ha così toccato il cuore di tutti, superando la barriera della generazioni di riferimento e diventando un inno universale alla pace e alla fratellanza. E non poteva essere diversamente perché è una poesia in musica che ci dice come imparando a vivere insieme lontano dagli scontri di civiltà, dalle guerre di religione e dalle brame di potere, la felicità sarebbe alla portata di tutti. Ecco perché nel giorno del compleanno del suo autore vale la pena riascoltarla. E riflettere.
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