Per il 45.mo Veneto Festival consacrato a Tartini, itinerante e poliedrico, organizzato e diretto dal suo amico Claudio Scimone alla guida dei Solisti Veneti, che festeggiano quest’anno i 55 anni di vita, Pino Donaggio come Galuppi nato a Burano, che con il celebre ensemble padovano ha debuttato sedicenne come violinista prima di dedicarsi alla canzone, torna all’antico e dedica ai suoi amici di leggio «Fotogrammi per Solisti 55.o A.» in prima esecuzione assoluta alla Scuola grande di San Rocco a Venezia il 6 giugno.
Quali ricordi di quella esperienza giovanile?«Ho ancora ben vivo il ricordo di quando da ragazzino venivo a Padova con il mio violino a provare con i Solisti Veneti: suonavo in leggio col mio amico Piero Toso, primo violino per molti anni di questo gruppo che, già prestigioso all’epoca, era destinato a trionfi mondiali sotto la straordinaria direzione di Claudio Scimone. La prima emozionante esperienza con I Solisti fu il concerto al Teatro Olimpico di Vicenza il 26 ottobre 1959 e molte altre seguirono, anche se le nostre strade erano destinate a dividersi poco dopo: la musa della canzone, che corteggiavo da tempo, improvvisamente mi sorrise al Festival di Sanremo regalandomi la notorietà e pretendendo in cambio la dedizione completa».
Poi però è venuta anche l’esperienza nel cinema?«Dopo una ventina d’anni di cantautore iniziai a scrivere musiche per il cinema e presto la fortuna mi arrise regalandomi l’America grazie al sodalizio con Brian De Palma prima e molti altri registi poi. Fu un giro di boa che mi consentì di dare un respiro molto più ampio a ciò che scrivevo e oggi la mia musica viaggia nel mondo e ha, in molti casi, acquistato lo stato di «classica». È per questo che quando Claudio mi ha chiesto di scrivere un pezzo per il 55esimo anniversario de I Solisti Veneti, cogliendomi di sorpresa, ho accettato con gioia confidando che ciò che avrei scritto sarebbe stato all’altezza del prestigio dell’ensemble».