Italiani, popolo di santi, navigatori e players. Secondo i dati dell’Aesvi, il mercato dei videogiochi in Italia ha chiuso il 2015 con un giro d’affari di quasi un miliardo di euro (952.172.036 euro) e un trend in crescita del 6,9% rispetto al 2014.Numeri positivi sono stati registrati per le vendite in tutti i segmenti di mercato, come software (+6%), console (+8,7%) e accessori (+7%).L’associazione di categoria che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia, mostra una fotografia di mercato chiara e dettagliata, elaborata sulla base di dati forniti dalla società di ricerca GfK.
In particolare, il software, in crescita del 6% rispetto al 2014, rappresenta il principale segmento del mercato, con un peso del 59,8% sul giro d’affari del settore nel 2015 e un fatturato di oltre cinquecento milioni di euro (569.065.128 euro). Il software fisico, che comprende i videogiochi per console e per pc in formato pacchettizzato venduti nei negozi, continua ad avere un ruolo rilevante, con un giro d’affari di oltre 350 milioni di euro (350.175.298 euro) e un peso percentuale pari al 61,5% del totale videogioco. Il software fisico nel suo complesso registra tuttavia una lieve flessione rispetto al 2014 (-1,9%), dovuta principalmente alla contrazione delle vendite dei videogiochi per pc e per console portatili e compensata dalle ottime performance realizzate dai videogiochi per console domestiche di ultima generazione. Il software per piattaforme next gen chiude l’anno solare con un +74,3% a valore e un +92,6% a volume nel 2015 e con uno share del 64% sul segmento dei videogiochi per console, rispetto al 37% dell’anno precedente.
È in forte espansione il software digitale (+21,6%), che nel 2015 ha generato un fatturato di oltre 200 milioni di euro (218.889.830 euro), arrivando a rappresentare il 38,5% del totale videogioco. Per quanto riguarda invece i generi di gioco preferiti dai consumatori italiani, nelle prime cinque posizioni troviamo i videogiochi di azione-avventura (il 31,7% dei volumi totali di vendita), i videogiochi sportivi (complessivamente il 22,8% delle vendite totali), gli sparatutto (14% del totale), i videogiochi di ruolo (9,5% del totale) e i videogiochi di corse (6,3% del totale). Il segmento delle console rappresenta il 31,5% del giro d’affari del settore, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro (300.373.632 euro) e un trend in crescita dell’8,7%, che deriva essenzialmente dal consolidamento sul mercato delle console di ottava generazione (PlayStation 4, Xbox One e Wii U).
Oltre 1 milione sono state le console vendute nel 2015 in Italia (1.029.577), di cui il 78% Console Home (806.323 unità vendute) e il 22% Console Portable (223.254 unità vendute). Il 94% del valore delle vendite di Console Home è stato generato dalle console next gen, con una crescita rispetto al 2014 pari al 32,3% a valore e al 43,9% a volume. Anche il segmento degli accessori per videogiocare continua a vivere una fase di espansione, con un fatturato di oltre 80 milioni di euro (82.733.276 euro) e un trend in crescita del 7% rispetto al 2014. Nel 2015 sono più di 25 milioni i videogiocatori in Italia. Si tratta del 49,7% della popolazione italiana di età superiore a 14 anni, equamente distribuito tra uomini (50%) e donne (50%).
La distribuzione per fasce di età vede un’ampia diffusione dei videogiocatori in tutte le classi fino ai 54 anni, con significative concentrazioni nelle fasce di età tra i 14 e i 24 anni (19,2% dei videogiocatori rispetto al 12,4% della popolazione italiana), tra i 25 e i 34 anni (18,1% dei videogiocatori rispetto al 13,3% della popolazione italiana) e tra i 35 e i 44 anni (24,3% dei videogiocatori rispetto al 17,7% della popolazione italiana). La distribuzione dei videogiocatori per area geografica è in linea con la distribuzione della popolazione italiana di età superiore ai 14 anni (26% Nord Ovest, 19,3% Nord Est, 21,6% Centro e 33,1% Sud e Isole). Approfondendo l’analisi delle variabili socio-demografiche si delinea un videogiocatore con un livello di istruzione medio-alto (il 49,8% dei videogiocatori è in possesso di un diploma di scuola media superiore o di una laurea, il 7,7% in più rispetto alla media nazionale).