Casa delle Donne sotto tiro? Per Serena Dandini "quei valori sono in pericolo" | Giornale dello Spettacolo
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Casa delle Donne sotto tiro? Per Serena Dandini "quei valori sono in pericolo"

L'artista dirige il nuovo festival "L'eredità delle donne" di Firenze e osserva: inutile parlare contro la violenza se poi il Comune di Roma smantella un'istituzione come la Casa

Casa delle Donne sotto tiro? Per Serena Dandini "quei valori sono in pericolo"
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22 Maggio 2018 - 16.56


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Ste. Mi.

A Roma la Casa delle Donne, dietro il pretesto della “morosità” dell’affitto nei locali del Comune, con la giunta di Virginia Raggi rischia lo sfratto. Solo le proteste hanno portato a una tregua. Quanto accade a un luogo così importante per la cultura femminista, anzi per le donne e anche per gli uomini, indica una regressione in corso intorno a quei valori, a quelle battaglie? “Sì, bisogna stare attenti”, risponde Serena Dandini dal tavolo della conferenza stampa in cui presenta il festival “L’eredità delle donne” dal 21 al 23 settembre a Firenze, di cui è direttrice artistica. L’artista era in piazza a Roma per difendere la Casa e conosce bene l’argomento. “Se pensiamo che dobbiamo scendere in piazza per difendere la legge 194 (quella sull’aborto, ndr) si sfiora il ridicolo. C’è sempre pericolo”. Avvisa: non parliamo di “anticaglie: sono conquiste”.

L’attrice, autrice tv, scrittrice, conduttrice impagabile di programmi quali “Avanzi” e “Parla con me”, vive in prima persona la battaglia e rimarca: “La Casa delle donne va riconosciuta come un valore culturale da 30 anni”.

Autrice del drammatico testo teatrale “Ferite a morte” (l’ironia sottile non è la sua unica dote d’arte), Serena Dandini ricorda come i “numeri sul femminicidio restino impressionanti” e la mattanza, perché è una mattanza, “si previene con la cultura, la violenza si combatte anche riconoscendo il valore delle donne e con progetti come questo festival”. E ancora: in un paese dove alle donne di talento al massimo vengono intitolate strade periferiche presso la Tangenziale di Roma, il passaggio dell’educazione scolastica primaria è imprescindibile “affinché le bambine possano pensare di coltivare il loro talento”. La romana Casa delle donne è anche questo, aiuta a smantellare gli stereotipi sulle donne. Se si smantella la Casa, constata con una vena d’amarezza, è inutile riempirsi la bocca poi contro la violenza.

“Rispetto tutti i colleghi sindaci al di là delle posizioni politiche che possono essere diverse – chiosa accanto a lei il sindaco di Firenze Dario Nardella – tuttavia mi appello a Virginia Raggi finché ripensi la scelta del Comune di Roma sulla Casa delle Donne: cambiare idea significa anche cambiare le cose, non una sconfitta. Quella Casa è un pezzo di storia del Paese”. Se viene a mancare, sarà “un impoverimento”.

Il festival delle donne di Firenze

Andando al neonato festival dal 21 al 23 settembre, si dirama per la città tra spettacoli, “incontri, dibattiti, percorsi urbani in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio”. Il progetto e l’idea sono della società di comunicazione Elastica che promuove le giornate con la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e l’appoggio del Comune.

Tre giornate sulle donne che muovono da un elemento storico e da una “madrina” ideale: Anna Maria Luisa de’ Medici. Detta l’Elettrice Palatina, compì un gesto che ha salvato l’arte di Firenze e si inscrive nella storia della tutela dell’arte nel mondo. Nel 1737, mentre la casata dei Medici si esauriva, la principessa fissò per iscritto che i successori, i Lorena, non potevano «levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato… Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose… della successione del Serenissimo GranDuca, affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri», come ricorda Wikipedia. Cosa vuol dire? Se Donatello, Michelangelo, gli Uffizi e quant’altro era dei Medici sono ancora nella città del Giglio è merito suo. E di un’idea dirompente allora come oggi: la cultura è un bene pubblico, dei cittadini. Se oggi entriamo in un museo liberamente, se apprezziamo un Giotto o un Bernini o una Artemisia Gentileschi, lo dobbiamo anche a questa donna di quasi tre secoli fa.

Il festival “L’eredità delle donne” è in corso di organizzazione. Chi ha progetti in sintonia con la manifestazione, può proporli per il programma collaterale “Off” entro il 30 giugno passando dal sito web www.ereditadelledonne.eu

 

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