Heather Parisi contro Checco Zalone: "La sua non è ironia ma solo luoghi comuni sui migranti"

"Quando ho guardato il video de 'L’Immigrato' di Checco Zalone, mi sono sentita a disagio"

Heather Parisi contro Checco Zalone: "La sua non è ironia ma solo luoghi comuni sui migranti"
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16 Dicembre 2019 - 11.44


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“Io ballerina tu Tarzan. Per alcuni Webeti questo è il massimo che posso scrivere io, ballerina americana. Non è anche questa discriminazione?”. Inizia così la lunga riflessione di Heather Parisi sulle polemiche legate a ‘L’Immigrato’ di Checco Zalone.

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“Non è discriminante l’idea che i tuoi pensieri siano valutati non già per il loro contenuto ma per chi sei, cosa fai, cosa indossi o la pronuncia che hai? Ridurre ciascuna persona a uno stereotipo culturale, è la più grande pigrizia mentale dei nostri tempi. Io rivendico il diritto di ciascuno di essere libero di esprimere i propri pensieri senza censure, ma anche senza pregiudizi. E non esistono diritti di lesa maestà quando si esprime un pensiero”, sottolinea la showgirl statunitense sul proprio sito ufficiale.

Quando ho guardato il video de ‘L’Immigrato’ di Checco Zalone, mi sono sentita a disagio – è il nuovo affondo di Heather Parisi-. Checco Zalone sono certa sia la persona più liberale, libertaria e tollerante di questo mondo, ma non sono altrettanto certa che il suo messaggio giunga a destinazione nel modo che vorremmo. L’immigrato di Checco Zalone è un concentrato di luoghi comuni che non ha nulla di ironico. L’ironia è altro. L’ironia consiste nel mostrare che è il suo contrario ad essere più credibile del luogo comune. Se per spiegare l’ironia di una video musicale devo scomodare i maître a penser del giornalismo italiano e ricorrere a dissertazioni filosofiche, allora vuol dire che il messaggio non è poi così chiaro e capibile dalla maggioranza di coloro che lo riceveranno”.

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E ancora: “Forse l’intento di Zalone è veramente quello di stigmatizzare il sentire dell’italiano medio che si crede perseguitato dalla presenza degli immigrati, o forse Zalone con una certa paraculaggine, fa il nazionalpopolare e strizza l’occhio a chi sta da una parte e a chi sta dall’altra. Ma è certo che alla fine raggiungerà il risultato di rafforzare l’idea che quei luoghi comuni rappresentino la sola realtà. C’è il malinteso concetto per cui si possano usare gli stereotipi per fare ironia. Ma giocare con i simboli e con gli stereotipi, presuppone la forte consapevolezza che, spesso, gli effetti desiderati non coincidono con quelli ottenuti e si finisce per rimanerne scottati”.

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