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Thom Yorke: parliamo del fascismo da social network

Il cantante dei Radiohead sul ritorno del fascismo: "per colpa dei social network la gente non si sente più responsabile di ciò che dice, ed è pericoloso"

Thom Yorke: parliamo del fascismo da social network
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David Grieco Modifica articolo

18 Novembre 2018 - 16.29


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Voglio ringraziare pubblicamente il collega Luca Valtorta che oggi su Repubblica intervista un gigante della musica degli ultimi vent’anni, Thom Yorke dei Radiohead, e ci fa conoscere il suo pensiero sulla realtà di oggi veicolata in modo frenetico dai social network.
“La gente ha cambiato modo di pensare -afferma Thom Yorke- per colpa di Internet e dei social network. È fascismo: ma non nel vecchio senso. Non è nemmeno reale ma non per questo è meno pericoloso: il nuovo fascismo è questo, e la gente non si sente più responsabile per il proprio comportamento…”
Nel testo di Repubblica, quel “e la gente non si sente” risulta “è la gente non si sente”. Come a dimostrare, oggettivamente, che non siamo più nemmeno padroni di ciò che scriviamo, dal momento che il correttore automatico può trasformare il testo come e quando gli pare.
“Siamo noi che non abbiamo più fede -prosegue Thom Yorke- nella nostra capacità di cambiare le cose: perché stiamo vivendo in una specie di vuoto. Scrivere due frasi su Twitter non significa che stai facendo una discussione. E scrivere la tua opinione con la bava alla bocca su Facebook non significa che stai partecipando a un dibattito politico. Non c’è differenza -conclude Yorke- tra quello e il tracciare tremebondi graffiti nella toilette…”
Quest’ultima frase di Thom Yorke mi colpisce molto perché il paragone lo trovo quantomai azzeccato.
La forma del comunicare, oggi, è esattamente quella delle scritte oscene che tutti ci siamo prima o poi ritrovati a fissare per molti secondi o pochi minuti quando abbiamo utilizzato un gabinetto pubblico.
Ma anche il modo di esprimersi di persone che non hanno troppa familiarità con Internet e non sanno neppure come si usi Twitter, si verbalizza secondo la stessa logica: “stai lontano da me, sporco negro!”, “l’hanno ammazzata, ma guarda com’era vestita sta zoccola!”, “gli ebrei dovrebbero gasarli tutti, perché lo sappiamo da sempre che ci rubano i soldi!”, “i migranti sono come le piante esotiche, quando vengono da noi non si adattano e ci infestano”. Quest’ultima, come ricorderete, l’ha detta addirittura un ministro del Governo della Demenza.
“L’Italia è un paese medievale dotato di mezzi tecnologici”: questa invece la disse un quarto di secolo fa, nel 1994, Gianfranco Funari, ed è straordinariamente attuale. Funari è stato un antesignano delle fake news ma fu anche capace, a volte, di osservazioni semplicemente geniali.
È da mesi che batto su questo tasto dalle colonne di Globalist, suscitando spesso più dubbi e dissensi (vedi Facebook, appunto) che consensi. Va benissimo così. Non mi è mai piaciuto piacere a tutti, e ritengo che lo scopo di questo mestiere sia soprattutto quello di suscitare riflessioni e discussioni.
Da oggi, grazie a Thom Yorke e al collega Luca Valtorta mi sento meno solo.
Buona domenica
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