E’ stata aperta puntualmente alle 10 la camera ardente di Fabrizio Frizzi, il celebre conduttore morto ieri a Roma a 60 anni per una emorragia cerebrale. A salutarlo, oltre alle centinaia si persone in coda da stamani, i fratelli Fiorello, Flavio Insinna, il direttore generale della Rai Mario Orfeo, Luca Cordero di Montezemolo, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il direttore di Repubblica Mario Calabresi e gli attori Alessandro Haber e Bianca Guaccero.
I funerali si terranno invece domani mercoledì 28 marzo alle ore 12 nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.
Accanto al feretro, raccontano in numerosi cittadini venuti a rendere omaggio, c’è il fratello di Fabrizio Frizzi, Fabio.
Una lunga fila di persone si è messa in fila in anticipo per entrare alla camera ardente. “Era una persona semplice – commenta Stefano, tra i primi ad essere arrivato questa mattina – e lo è sempre stato. Ci mancherà la sua semplicità”. Numerosi automobilisti e motociclisti si fermano davanti alla sede Rai e prima di proseguire fanno il segno della croce.
Vincenzo, io cresciuto a “pane e Frizzi”, qui dalle 6
di Simona Tagliaventi – Vincenzo Pellegrini, 48 anni, è stato il primo ad arrivare questa mattina in viale Mazzini dove è ospitata la camera ardente del celebre conduttore televisivo Fabrizio Frizzi, morto ieri a Roma.
E’ arrivato alle 6 con in mano una grande foto che lo ritrae, bambino, accanto a un giovanissimo Frizzi: “Era il 1983 – ricorda Vincenzo, uno dei 1666 licenziati di Almaviva – e Fabrizio era all’inizio della sua carriera. In questa occasione stava premiando noi ragazzini al termine di una manifestazione sportiva svoltasi al San Giuseppe Calasanzio, la stessa scuola che lui aveva frequentato”.
Nella foto, Frizzi con i suoi tanti capelli ricci di ragazzo, firmava autografi appoggiandosi a un’autoradio. “Sono cresciuto a pane e Frizzi, tra ‘Il barattolo’ e ‘Tandem’, – dice ancora Vincenzo – e non l’ho mai considerato un personaggio famoso, era uno di noi. Oggi qui ci sono tutte queste persone perché lui era esattamente come loro e il testamento che ci ha lasciato è la sua semplicità, la sua spontaneità. In seguito l’ho incrociato più volte, ho partecipato ad alcune sue trasmissioni anche come pubblico e, avendo seguito tutta la sua carriera, posso dire che era rimasto quella che già era nella foto che conservo gelosamente, una persona semplice e sorridente. Ho iniziato a seguirlo che ero bambino e ho finito oggi che sono un uomo”.
In fila insieme a lui, alcune centinaia di persone che ricordano sorridendo il conduttore: “sorridiamo anche oggi – dicono – perché Fabrizio sorrideva sempre e portava così l’allegria nelle nostre case”.