Molestie sessuali: Terry Richardson, il fotografo delle star cacciato dalle riviste

Dopo le numerose denunce Vogue, Vanity Fair, Glamour e GQ hanno deciso di interrompere ogni rapporto: effetto Weinstein

Molestie sessuali: Terry Richardson, il fotografo delle star cacciato dalle riviste
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24 Ottobre 2017 - 18.19


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Anche per lui è arrivato il capolinea: da Lady Gaga a Rihanna, passando per Amy Winehouse, Miley Cyrus e moltissimi altri ancora. Dietro al suo obiettivo sono passate tutte o quasi le più grandi star della musica e adesso Terry Richardson, fotografo americano di fama internazionale, è stato bandito dalle riviste del gruppo Condé Nast, ossia la casa editrice di magazine come Vogue, Vanity Fair, Glamour e GQ. Nessuna sua foto sarà più permessa sulle loro pagine. L’accusa? Molestie sessuali lanciate in passato da numerose modelle contro l’artista.
E’ effetto Weinstein. Lo scandalo che sta vedendo implicato il famoso produttore cinematografico ha funzionato come un vaso di Pandora e adesso non si salva più nessuno.
La decisione della direzione di Condè Nast International, società che edita le famose riviste, arriva dopo le accuse di molestie sessuali lanciate in passato da numerose modelle contro l’artista. Denunce sempre respinte dal 52enne fotografo. Ma la sua posizione si è aggravata dopo il caso Weinstein e il quotidiano britannico Daily Telegraph è venuto in possesso di una email interna nella quale James Woolhouse, vicepresidente del gruppo editoriale, disponeva che tutti i servizi con immagini di Richardson fossero “distrutti e sostituiti con altro materiale”: “Vi voglio parlare di un problema importante – si legge nella email inviata allo staff -. Condè Nast non vuole più lavorare con il fotografo Terry Richardson. Per favore confermatemi che questa policy sarà attivata immediatamente. Grazie per il vostro sostegno”.
La decisione arriva anche dopo una battaglia del domenicale britannico nella quale si chiedeva perché il produttore americano Weinstein fosse stato abbandonato dal mondo dello spettacolo mentre non accadeva la stessa cosa con Richardson che ha contestato le accuse in una lettera all’Huffington Post: “Ho collaborato con donne adulte consenzienti che erano pienamente consapevoli della natura del lavoro e, come accade di regola, tutte hanno firmato la delibera. Non ho mai usato un’offerta di lavoro o minacce per costringere qualcuno a fare qualcosa che non volesse. Rispetto sempre quanti lavorano con me, riconoscendo loro libertà di scelta e accettando le loro decisioni” la sua difesa.

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