“Assenza, più acuta presenza”. Chissà se l’attore Michele Riondino avrà pensato al verso del poeta Attilio Bertolucci dopo la decisione del comitato organizzatore di annullare il concerto del Primo Maggio a Taranto.
Perché il rimando a Bertolucci sembra quasi un riflesso condizionato: assenza-silenzio. E’ così, nel momento in cui Riondino, direttore artistico della manifestazione, avverte proprio l’esigenza di sottolinearlo: “A Taranto ci sarà una festa dei lavoratori fatta di silenzio”, assente il “concertone”.
Ci rammarica usare l’imperfetto, ma l’idea in musica dei “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” rappresentava (sperando torni a farlo) un’occasione unica, un punto irriducibile di contestazione e di alternativa: all’onnipotenza del concerto romano del Primo Maggio, fiore all’occhiello del sindacalismo triplicista; all’ipocrisia politicamente corretta della “Repubblica fondata sul lavoro”; alla incapacità del Paese di capire cos’è il ricatto occupazionale vissuto a Taranto, l’oscena coazione a ripetere innescata dalla scelta obbligata tra salute e lavoro nella terra dell’Ilva.
A questo si era aggiunto un quarto motivo per tifare la resistenza attiva del Primo Maggio tarantino: sul palco della manifestazione, dal 2013, si avvicendavano i movimenti che, dal basso, portano le ragioni di chi contrasta lo sfruttamento globale: dai No Tav alle mamme della “Terra dei fuochi”. Per loro finestre televisive nazionali, platee mediatiche, grancasse elettroniche sono assai rare. A Taranto avevano un palco dal quale parlare al Paese. Sembra poco, ma nell’era della fine dei fatti e del trionfo dello slogan rappresentava e rappresenta ancora una sfida di libertà.
A proposito di slogan, cresciuto negli anni per presenze degli artisti e numero di spettatori, il “concertone” tarantino si è trovato a fare i conti – era inevitabile – con la mistica retorica del grande show. E’ un ineluttabile dazio mediatico: l’anno di pausa, timbrato dall’hashtag “#unomaggiotaranto non un addio ma un arrivederci”, dovrebbe provocare l’effetto che raccontava Vittorio Magrelli: “Proprio l’assenza di suoni può provocare in noi un nuovo desiderio di ascoltarli, cioè una loro ‘più acuta presenza’”.
Sarà un paradosso, ma il silenzio – oggi un bene di lusso secondo il filosofo francese Thierry Paquot – potrebbe rappresentare un vantaggio anche in altri termini. Riondino ha ragione quando dice che il silenzio consentirà di mostrare all’Italia Taranto, “una città in apnea”.
In apnea per i “wind days”, le giornate di vento dal nord nelle quali le polveri del parco minerali Ilva piovono sul quartiere Tamburi soffocandolo e sequestrando letteralmente gli abitanti, costretti a vivere in casa per evitare di respirare veleno.
In apnea perché, prima delle polveri, a strangolare la città è il ricatto occupazionale, nodo scorsoio al quale sono impiccate tutte le speranze di un lavoro normale che garantisca la salute, la sicurezza, un ambiente non corrotto (anche dal punto di vista etico).
In apnea per l’enorme, insostenibile incertezza sul futuro dell’Ilva e di Taranto che scelleratamente decise di legarsi mani e piedi alla monocultura industriale. L’anno prossimo il capoluogo pugliese potrebbe vivere un paradosso storico: veder celebrato il Primo Maggio col ritorno del concerto mentre l’Ilva si avvia verso un ridimensionamento significativo, tutt’altro che indolore. E senza rimedi veri contro l’inquinamento.
Infine la politica. Il “concertone” tacerà per evitare strumentalizzazioni nella fase culminante della campagna elettorale. A Taranto sarà rinnovata l’Amministrazione comunale. Certo è una dimostrazione di stile assai rara di questi tempi. Per evitare contraddizioni, però, sarebbe importante che il “Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti”, nel quale militano, bene ricordarlo, anche operai dell’Ilva, sciogliesse ogni riserva spiegando se di quella contesa elettorale farà parte. Se, cioè, la sua presenza al voto colmerà l’acuta assenza del concerto.
Niente concertone per poter in silenzio mostrare meglio Taranto
L’idea in musica dei “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” rappresentava un’occasione unica. Speriamo torni presto a farlo
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13 Marzo 2017 - 10.18
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