“C’è una sola specie umana e vi apparteniamo tutti. Le differenze tra di noi come colore della pelle, colore degli occhi, struttura del viso sono accessorie, non hanno nessuna influenza sulla natura dell’essere umano”. Parla tra gli applausi nella manifestazione che chiude la giornata di lutto per Emmanuel Chidi Namdi, morto a Fermo. Ovadia chiede di stringersi tutti insieme non solo per la morte di un uomo, ma per quella “zona grigia della società, una sottovalutazione, una volontà di autoassolversi”. “Questo – dice – non serve al nostro paese, non serve al nostro futuro. Un paese è tanto più alto quando riconosce le proprie responsabilità e le affronta per diventare migliore”. “E vorrei fosse chiaro una volta per tutte – conclude – che non esiste una civiltà degna di questa nome che non sia anche una civiltà dell’accoglienza”.
Quello di Moni Ovadia è uno dei tanti interventi, tra musica e parole, che si susseguono sul palco, moderati dalla grazia di Claudia Koll. In tanti portano la propria voce di denuncia e insieme speranza. Il primo a intervenire è il sindaco della Città, Paolo Calcinaro che chiede scusa per una vita che non si è riusciti a difendere, ma chiede anche di ripartire. Nel cuore e nelle parole la voglia di ricominciare e riaffermare la natura ospitale e non razzista della sua città, il desiderio di rimetterla città al centro di un progetto che costruisce integrazione, rispetto e armonia. “Lavoriamo per questa città. Ci vuole tanta forza, anche per me”. “Ripartiamo dalla scuola, – dice – entriamo nelle classi”.
Sul palco salgono anche don Vinicio Albanesi e Chinyeri, a compagna di Emmanuel, che ringrazia tutti i presenti e chiede di pregare; poi viene soccorsa per un malore. Don Albanesi annuncia che desidera andare a trovare, in carcere, Amedeo Mancini, accusato della morte di Emmanuel. “Se vorrà ricominciare la sua vita, avrà le porte della comunità aperte”.
Ma il cuore della serata è quel lungo corteo che dalle 21,30 si snoda da Piazza del Popolo lungo Via Veneto per dire no al razzismo: tante famiglie, bambini, associazioni, sigle sindacali, scout, cittadini, i migranti che aprono il corteo tutti insieme. Tanti i palloncini colorati lasciati nel luogo in cui Emmanuel ha trovato la morte. Tante le persone arrivate da ogni parte della regione e qualcuno anche da fuori. Una grande bandiera arcobaleno accompagna il corteo, tanti striscioni e cartelli: “Sono fermo contro il razzismo”.
E poi c’è la musica che parla il linguaggio di tutti e arriva dritta al cuore. Sul palco il cantautore Federico D’Annunzio e gli Insilenzio, Enrico Capuano e i Turkish Cafè. Immancabile “Imagine” di John Lennon ma tocca anche l’interpretazione di “Le Traiettorie delle mongolfiere” di Gianmaria Testa. “Anche noi, anche noi con gli occhi controvento al cielo abbiamo cercato e perso le tracce del loro volo dentro le nuvole del pomeriggio, nei pomeriggi delle città, ma chissà dove é incominciato tutto. Chissà”. (cch)