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Oscar made in Italy per la danza: il primo riconoscimento alle nostre eccellenze

Questa prima edizione del premio si svolgerà a Cinecittà, la prossima domenica, sotto la conduzione di Rossella Brescia e Pino Strabioli.

Oscar made in Italy per la danza: il primo riconoscimento alle nostre eccellenze
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27 Ottobre 2017 - 12.59


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Infine, anche la Danza riuscirà a vantare i suoi Oscar: peraltro, tutti italiani.

Questa prima edizione del premio si svolgerà a Cinecittà, la prossima domenica, sotto la conduzione di Rossella Brescia e Pino Strabioli, con un’eccelsa giuria composta da Lucio Presta, Massimo Piparo, Veronica Peparini, Raffaele Paganini e Rinus Sprong, Ilena Rossi, Simone di Pasquale, Alessandro Ferrucci, Leonetta Bentivoglio.

”Un Premio nuovo e diverso dagli altri – ha dichiarato il direttore artistico Luciano Cannito – che consacrerà le eccellenze italiane del mondo della danza. Registi, danzatori, coreografi, produzioni, star che si sono affermate all’estero nelle maggiori compagnie internazionali ‘premiati’ da dati oggettivi e Siae, dai maggiori incassi ottenuti al botteghino. Perché è il pubblico che sceglie – ha aggiunto – acquista i biglietti e decreta il successo (o l’insuccesso) di uno spettacolo”.

”L’Oscar della danza – ha aggiunto Cannito – nasce anche dalla volontà di offrire, soprattutto ai giovani talenti, visibilità, nuove opportunità e contratti di lavoro”.

”Tra esterofilia e globalizzazione – ha spiegato ancora il direttore artistico- vogliamo rilanciare il ‘sistema Italia’, le nostre eccellenze, le nostre unicità anche nel campo della tradizione e dell’artigianato della danza. Un settore – ha ribadito – in continua crescita. Al botteghino e nei teatri si acquistano più biglietti per la danza che per l’opera lirica. Basti pensare che in Italia ci sono circa 20mila scuole censite e forse molto di più”.

”In fondo la danza – ha proseguito Cannito – è una forma d’arte amatissima soprattutto dai giovani, ma necessita, come ho più volte sottolineato, di una maggiore presa di coscienza da parte delle istituzioni e della politica. Fa sorridere che esistano in Italia ‘teatri d’opera e di balletto’, dove le compagnie sono state forzatamente chiuse”.

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