Alessandro Sciaroni “leone d'oro” della danza alla Biennale

L’ente veneziano premia alla carriera il coreografo e regista e, tra i nuovi talenti, i francesi Steven Michel e Théo Mercier

Alessandro Sciaroni “leone d'oro” della danza alla Biennale
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18 Gennaio 2019 - 17.48


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La Biennale di Venezia ha assegnato i Leoni per la Danza 2019. Quello d’oro alla carriera va ad Alessandro Sciarroni, ai francesi Steven Michel e Théo Mercier i Leoni d’argento. Il Consiglio di amministrazione presieduto da Paolo Baratta ha accolto la la proposta della direttrice del Settore danza, Marie Chouinard. I riconoscimenti saranno consegnati il 21 giugno 2019 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale, in occasione dell’apertura del 13esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea che proseguirà fino al 30 giugno.

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Performer, coreografo, regista, con alle spalle una formazione nell’ambito delle arti visive e diversi anni di pratica teatrale, Alessandro Sciarroni “è un coreografo italiano – recita la motivazione – che crea in risonanza con l’arte della performance. È il direttore d’orchestra dei danzatori e di tutti coloro che, provenienti da diverse discipline, invita a partecipare ai suoi progetti. Costruisce dei concentrati di vita al limite dell’ossessione disponendoli attorno a eventi scelti delle nostre vite fragili e ordinarie. Mette in scena i nostri corpi quotidiani in uno spazio che amplifica l’insistenza a trovare la falla che ci addolcirà e solleverà”.

Per la Biennale “Steven Michel e Théo Mercier sono due giovani artisti impegnati il cui percorso andrà osservato con attenzione. Fanno parte di una generazione di creatori che amano collaborare con altri e spaziare di progetto in progetto. Entrambi creano messe in scena coreografiche nelle quali esplorano la materia delle nostre culture, del nostro spazio e del nostro tempo. I corpi diventano oggetti e gli oggetti vanno verso un pensiero incarnato, materiale e violento. Questi ‘coreografi-artisti plastici’ ci offrono strane feste, dove il vero del falso e il falso del vero catalizzano paesaggi riflessivi, privi di natura, un nuovo, crudo incanto”.
(Cl.Sar)

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