La nona di Roberto Zappalà apre la rassegna La Danza di Cremona

La Compagnia Zappalà Danza aprirà la rassegna La Danza del teatro A. Ponchielli di Cremona il 5 febbraio 2016 con lo spettacolo 'La Nona (dal caos, il corpo)'

La nona di Roberto Zappalà apre la rassegna La Danza di Cremona
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26 Gennaio 2016 - 15.22


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La Compagnia Zappalà Danza aprirà la rassegna “La Danza” del teatro A.Ponchielli di Cremona il prossimo 5 febbraio con lo spettacolo “La Nona (dal caos, il corpo)” di Roberto Zappalà.

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Lo spettacolo, che ha debuttato con grande successo di pubblico e critica lo scorso maggio nella Stagione Lirica del Teatro Massimo Bellini di Catania, ha ricevuto il Premio Danza&Danza 2015 “Produzione Italiana dell’Anno”.

Terzo step del progetto Transiti Humanitatis di Zappalà, il lavoro si sviluppa sulle musiche della Nona Sinfonia di L.V.Beethoven, nella bellissima e poco conosciuta trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, eseguita dal vivo dai due pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro. In scena inoltre, dodici danzatori della Compagnia – Maud de la Purification, Filippo Domini, Alain El Sakhawi, Sonia Mingo, Gaetano Montecasino, Gioia Maria Morisco Castelli, Marco Mantovani, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Roldan Ferrer, Claudia Rossi Valli, Ariane Roustan, Valeria Zampardi e il controtenore Riccardo Angelo Strano.
A partire dalle musiche di Beethoven, nel terzo step del lungo progetto Transiti Humanitatis, Roberto Zappalà ancora una volta parte dal corpo e dalle sue storie per propone una riflessione sull’uomo e sull’umanità; sulla sua condizione di perenne conflitto e sulle speranze di solidarietà e fratellanza universale.

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L’umanità in transito è un’umanità in movimento e movimento è il contrario di immobilità, di immutabilità, di idee assolute e di assenza di dubbio. Il movimento è laico, come lo spirito di Beethoven e della sua musica e la laicità del pensiero e dei comportamenti è alla base della creazione.

L’umanità che danza nello spettacolo si sviluppa da un processo di accumulazione, da un caos primordiale (come dice il compositore Sciarrino a proposito del primo movimento della sinfonia), da una pluralità di intrecci e microstorie conflittuali e negative che sfociano, nella seconda parte, nella pacificazione dell’adagio e nella gioia finale del quarto movimento.

Accostarsi alla Nona di Beethoven, anche in questa versione da camera, significa accostarsi alla Musica per eccellenza. E poiché la musica non può fare a meno del silenzio, il silenzio è anche il primo e ineludibile passo dell’ascolto, quindi del riconoscimento dell’altro e il riconoscimento reciproco dell’altro è la via per la pacificazione sperata da Beethoven.

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Ai tempi del compositore, con mondo e umanità, si intendeva qualcosa di meno unificante di oggi. Anche se la musica della Nona è universale, “questo bacio vada al mondo intero” dice un verso dell’inno di Schiller, il mondo era, più o meno, l’Europa post congresso di Vienna che veniva fuori dalle distruzioni delle guerre napoleoniche. Oggi il mondo è globalizzato e se esiste una divisione planetaria è, brutalmente, con il mondo arabo/mussulmano. La pacificazione universale alla quale aspirava Beethoven, se fosse vivo oggi, andrebbe in questa direzione.
Forse, mai come oggi, dal dopoguerra, c’è la necessità che “questo bacio vada al mondo intero”.

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