Ilenia Romano, Simona Miraglia e Stellario Di Blasi sono i tre danzatori/coreografi che firmano la serata SicilyMade a Scenario Pubblico il prossimo weekend. I tre artisti andranno in scena in prima assoluta sabato 5 dicembre alle ore 20.45 e in replica domenica 6 dicembre alle ore 19 al Teatro Massimo di Catania. Al termine dello spettacolo domenicale, come consuetudine, ci sarà l’incontro con i coreografi.
Tre modi di interpretare la danza in tre progetti diversi ma accomunati dalla capacità di sapere usare il corpo in modi differenti e dalla sicilianità della concezione coreografica dei tre talenti.
SicilyMade nasce nel 2011 come gruppo aperto di artisti, rete di luoghi variabile, insieme di danza, teatro e arte visiva, al fine di abbattere le barriere tra danza e teatro. Giovani creativi che attraverso l’incontro e lo scambio indagano le modalità di azione e reazione di una moltitudine di individui, artisti e non, inseriti in un contesto territoriale specifico, la Sicilia. Nel 2015 SicilyMade si sviluppa in una piattaforma artistica per diversi coreografi accomunati da un luogo specifico d’incontro e di sostegno, Scenario Pubblico, che li seleziona per la prima edizione di ACASA, progetto di residenze coreografiche. È nelle sale di Scenario Pubblico, Centro di Produzione della Danza, che i tre hanno sviluppato i loro progetti coreografici in quanto artisti residenti a progetto.
OneWomanClichéShow di Ilenia Romano rappresenta il primo spettacolo interamente curare dall’artista che oltre alla danza e alla corografia sulla musica di artisti vari, s’occupa anche del montaggio audio, dei costumi e delle luci. Una performance sul Cliché, definito da Romano “cruda e inesorabile etichetta di qualcosa collettivamente ritenuto banale, scontato, spesso fastidioso, ma che, poiché nato da visioni, costumi, atteggiamenti, norme etiche, pensieri e condivisi negli anni e nei secoli, nell’Arte come nella Vita di cui è specchio, diventa vero e proprio archetipo nel momento della consapevolezza”. Lo spettacolo tenta di esorcizzare lo stereotipo “attraverso una sorridente affermazione e accettazione dell’essere cliché vivente, del “sono e non vorrei”, del “non sono e vorrei essere”, del “vorrei ma non posso”, del “devo ma non voglio eppure posso”.
Il II Sesso (il sogno) è a cura di Simona Miraglia, la quale sarà in scena insieme ad Alessandro Sollima su montaggio musicale di Fernando Roldan Ferrer. Un progetto che rappresenta il secondo tassello di uno studio coreografico sui nuovi confini del genere femminile, il cosiddetto femminicidio. Un tema drammaticamente d’attualità affrontato però in chiave ironica e anche un po’ surreale. Una riflessione su un’identità sociale che per ragioni ataviche fatica ancora oggi ad affermarsi in molte parti del mondo che viene rappresentata in una dimensione onirica, ovvero uno spazio vuoto, vergine, senza tempo, una sorta di limbo. Un sogno che segna il racconto di una favola antica, un passato che continua a galvanizzare il nostro presente e che per questo diventa incubo. “Una razionalità tragica e agghiacciante in una dimensione onirica”, sostiene Miraglia.
La medesima ossessione: il corpo è lo spettacolo ideato e coreografato da Stellario Di Blasi che danzerà insieme a Marco Saija sulle musiche originali e improvvisate dal vivo da quest’ultimo. Uno spettacolo molto fisico che attraverso il corpo virile, simbolo di una fragilità umana scissa tra il finito e il non finito, viaggia dentro e oltre il limite del non luogo: la nostra condizione moderna. In scena l’ossessione di un groviglio interno di sentimenti, una metamorfosi di emozioni e sensazioni che rivelano la percezione di un’umanità incompleta divisa tra la natura istintiva e divina. “È l’immagine costantemente cangiante di un essere deportato in una dimensione atemporale ingabbiata fatta di ordine e disordine. È la disperata solitudine dell’uomo in un declino privo di speranza, la condizione dell’esistere come essere abbandonato sulla terra e relegato dalla sua condizione originale. Sesso, lotta, violenza, solitudine e fede sono gli elementi che definiscono quest’uomo”, commenta l’artista.