In streaming quel "Maciste all'inferno" che fece sognare il piccolo Fellini | Giornale dello Spettacolo
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In streaming quel "Maciste all'inferno" che fece sognare il piccolo Fellini

La Cineteca di Bologna, attraverso la piattaforma "Il Cinema ritrovato-fuori sala", ha in programma per domani 20 gennaio la pellicola del muto di ispirazione dantesca che subì tagli censori

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19 Gennaio 2021 - 16.30


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Doppia è l’occasione per programmare il film “Maciste all’inferno”, per domani 20 gennaio, da parte della piattaforma Il cinema ritrovato – fuori sala della Cineteca di Bologna. Da un lato si ricorda Federico Fellini, che proprio il 20 gennaio avrebbe compiuto 101 anni, e che ha sempre raccontato che il suo primo film visto è stato proprio quello. Dall’altro lato, grazie alle ispirazioni dantesche, si ricorda anche Dante e l’anniversario dei 700 anni della sua morte.
“Mi ricordo questo saloncino buio, fumoso, con questo odore pungente e, sullo schermo giallastro, un omaccione con una pelle di capra che gli cingeva i fianchi, molto potente di spalle – raccontava Fellini all’amico e critico cinematografico Dario Zanelli –  molto più tardi ho saputo che si chiamava Bartolomeo Pagano, con gli occhi bistrati, le fiamme che lo lambivano intorno, perché si trovava all’inferno, e davanti a lui delle donnone, anche loro bistrattatissime, con ciglia a ventaglio, che lo guardavano con occhi fiammeggianti. Quell’immagine m’è rimasta impressa nella memoria. Tante volte, scherzando, dico che tento sempre di rifare quel film, che tutti i film che faccio sono la ripetizione di Maciste all’inferno”.
Maciste all’inferno, capolavoro storico-drammatico del muto uscito nel 1926, fu diretto da Guido Brignone con Bartolomeo Pagano nel ruolo di Maciste e Elena Sangro nel ruolo di Proserpina. Il film fu girato nella Valle di Stura in Piemonte e presentato in anteprima alla Fiera di Milano del 1925. Subito fu bloccato dalla censura che dopo opportuni tagli concesse il definitivo visto nel marzo del 1926. Nonostante la riduzione restò una sfida al costume dell’epoca con le rappresentazioni osé di corpi femminili messi in mostra nei gironi infernali grazie alla fotografia di Ubaldo Arata e Massimo Terzano.
La pellicola è stata restaurata grazie al Museo Nazionale del Cinema di Torino e alla Cineteca di Bologna attraverso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, con le musiche di Daniele Furlati.
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