Giacomo Poretti racconta: "Ho avuto il coronavirus, 8 giorni con la febbre altissima" | Giornale dello Spettacolo
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Giacomo Poretti racconta: "Ho avuto il coronavirus, 8 giorni con la febbre altissima"

L'attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo racconta la sua esperienza: ""i sono letteralmente spaventato, perché mai come in questa situazione evocare l'ospedale era come evocare il cimitero..."

Giacomo Poretti racconta: "Ho avuto il coronavirus, 8 giorni con la febbre altissima"
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4 Maggio 2020 - 14.42


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Una brutta esperienza che per fortuna può raccontare: “Sono tornato da una settimana bianca il 7 marzo. Il giorno dopo avevo dolori alle ossa e una profonda debolezza. Ho avuto 8 giorni di febbre altissima, come mai ho avuto nella vita…”.

Giacomo Poretti confessa così i aver contratto il coronavirus: “Ora il tampone è negativo… voglio fare il test sierologico e sono disposto a donare il plasma”, racconta l’attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

“Mi sono letteralmente spaventato, perché mai come in questa situazione evocare l’ospedale era come evocare il cimitero…”, racconta Giacomo ricordando i giorni della malattia: “Ho passato 8 giorni a controllare il respiro. Quando è finita la febbre avevo una spossatezza come se avessi fatto 5 maratone di New York… Ricordo che una mattina non sono riuscito nemmeno ad aprire la caffettiera per quanto ero debole…”.

Anche la moglie di Poretti, Daniela Cristofori si è ammalata, ha spiegato l’attore commentando come “le donne sono sempre più forti”: “A lei la febbre è durata solo due giorni. Ha perso però olfatto e gusto…”.

E gli altri due membri del trio, Giovanni e Aldo? Giacomo scherza e dice: “Nei trii il virus colpisce una sola persona, a me è andata di “sfi..a!”.  
In quanto alla fase due e tre, l’attore ha un grande desiderio, tornare in teatro con il suo ultimo spettacolo “Chiedimi se sono di turno” con il quale era in tour prima del lockdown. Un’opera teatrale che racconta la sua esperienza di 11 anni come infermiere: “Mi piacerebbe ripartire portando lo spettacolo negli ospedali, con un nuovo prologo magari dedicato a questa vicenda: perché io so che cosa possono avere passato…Sarà un modo per stare vicino a tante donne e tanti uomini che hanno vissuto settimane intere in trincea”.

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