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De Nicola: «Pastrone era il Martin Scorsese del cinema muto italiano»

Il regista Lorenzo De Nicola parla del suo documentario su un “cineasta enigmatico e sorprendente” che era in calendario al Festival Glocal di Torino, sospeso per il Coronavirus

De Nicola: «Pastrone era il Martin Scorsese del cinema muto italiano»
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8 Marzo 2020 - 22.51


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di Chiara Zanini

Dopo il Premio al Miglior Documentario italiano assegnato dal pubblico dei Riff Awards, il film dedicato al regista astigiano Giovanni Pastrone a Torino doveva aprire il Glocal, festival diretto da Gabriele Diverio che rende protagonista il cinema piemontese con 50 titoli tra sezioni competitive, proiezioni speciali, omaggi e incontri. Ovviamente è tutto sospeso per il decreto della presidenza del Consiglio per arginare il contagio da Coronavirus.

L’appuntamento era fissato  dal 12 al 16 marzo al Cinema Massimo MNC e l’omaggio di questa edizione era dedicato a Gianluca Maria Tavarelli. Posticipate anche  la mostra “Ritratti di cinema” e l’attività con le scuole.
Tra gli incontri per ora sospesi, quello con Paolo Beldì, regista di molte trasmissioni tv e quello con l’attrice Marina Occhionero che avrebbe dovuto ricevere sabato 14 al MAC il Premio Prospettiva. Ci sarebbe dovuto essere una serata in collaborazione con Rai Teche dedicata a La Ragazza di Via Millelire di Gianni Serra nel 40° anniversario dalla sua uscita in sala. E ancora, rinviata anche la masterclass ‘Disegnare il cinema’ tenuta da Giuseppe Liotti, storyboard artist dei film di Matteo Garrone.
La proiezione di giovedì 12 marzo sarebbe stata accompagnata dal regista e dall’attore Fabrizio Bentivoglio che nel documentario dà voce a Pastrone. Abbiamo incontrato il regista di Pastrone!, Lorenzo De Nicola.

Pastrone, che lei definisce “il Martin Scorsese del cinema muto”, non era solo un cineasta, ma un intellettuale a tutto tondo con interessi anche lontani dal cinema, come la medicina. Cosa L’ha spinta a diventare il biografo di un autore di un’epoca che non ha potuto vivere?
La figura di Pastrone è talmente misteriosa, enigmatica, sorprendente che una volta che la conosci non ti lascia più. Ho convissuto anni con i suoi ricordi, i suoi scritti e le sue “proiezioni” cinematografiche. Sono rimasto completamente stregato. Inoltre è un personaggio che, malgrado i tantissimi riconoscimenti, è stato in parte dimenticato.

In generale, che cosa può offrire Torino in particolare ad un regista?
Per iniziare, un percorso formativo variegato e di alta qualità. E in seguito penso che possa regalare ad un regista enormi suggestioni. I suoi scorci, sia quelli della Torino storica sia quelli legati più alla modernità, sono location ideali per qualsiasi genere di produzione e ambientazione; veri e propri set naturali in cui dimensioni lontane sembrano coesistere, e soprattutto resistere, nel tempo. Malgrado sia torinese d’adozione, ho avuto la possibilità nel tempo di conoscere questa città nel profondo e di trarne grande ispirazione.

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