Fabio Troiano: “Dal transgender ai migranti, i temi sociali sono per noi attori”

L’artista parla del film “Nati 2 volte”, del recente spettacolo teatrale “Lampedusa” e del Teatro Curci di Barletta che lui coordina

Fabio Troiano: “Dal transgender ai migranti, i temi sociali sono per noi attori”
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4 Dicembre 2019 - 12.46


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Questa intervista è uscita su wondernet magazine (wondernetmag.com) diretto da Laura Saltari. La pubblichiamo su concessione della testata online

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Anna Chiara Delle Donne

Attore, sceneggiatore, doppiatore e adesso coordinatore del progetto artistico del Teatro Curci di Barletta. Fabio Troiano è un artista concreto e vitale che, nella sua lunga carriera, ha raccontato storie sociali e reali, senza mai cadere nella banalità

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Fabio racconta, mette in evidenza quelle realtà che hanno bisogno di una voce concrea per smuovere le coscienze di ognuno di noi. Dopo aver narrato, nei mesi scorsi, l’immigrazione e le sue verità con lo spettacolo teatrale “‘Lampedusa”, adesso Fabio Troiano è pronto a dare spazio all’amore e alla sua tragicità con “La camera azzurra” di George Simenon. Per non dimenticare mai quanto può essere importante dare luce al mondo attraverso la propria arte.

Sei al cinema con il film “Nati 2 Volte”, che racconta il percorso di vita del transgender Maurizio. Come descriveresti questo progetto?
Il film è un progetto con una tematica sociale molto particolare che vuole dare voce a chi fatica a rivendicare i propri diritti ed i propri sentimenti. Spesso, questo avviene a causa di una burocrazia lenta, ma anche per i tanti pregiudizi che purtroppo esistono. Mi fa piacere aver avuto l’occasione di prendere parte ad un progetto del genere. Il percorso di Maurizio, all’interno della storia, viene trattato con leggerezza e delicatezza. Non c’è alcuna volgarità in questa storia, ma c’è drammaticità e commedia. Film del genere sono progetti sociali, che meriterebbero di essere proiettati nelle scuole.

L’anno scorso, per esempio, hai trattato il tema dell’immigrazione con lo spettacolo “Lampedusa”. Quanto è importante, per te, prendere parte a progetti che hanno un respiro sociale?
Bisogna avere attenzione e delicatezza per i progetti che affrontano tematiche sociali delicate e attuali. Credo che sia importante ma soprattutto necessario affrontare temi reali. Noi attori, attraverso le storie che raccontiamo, non vogliamo porre la soluzione a dei problemi ma vogliamo dare luce e attenzione a certe tematiche. Le soluzioni vengono prese dagli organi competenti.
Raccontare un argomento come il tema dell’immigrazione è fondamentale.

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Sei a teatro con “La camera azzurra” di George Simenon. Che esperienza rappresenta per te?
Questa tournée è un’esperienza molto bella. Il meraviglioso testo di Simeon è rielaborato da Serena Sinigaglia e Letizia Russo. “La camera azzurra” riesce a parlare di amore, ma anche di passione. Un sentimento come l’amore è un tema di grande attualità. L’amore che sfocia nella tragedia, purtroppo, è qualcosa che vediamo quotidianamente. Lo spettacolo è coinvolgente ed interessante.

Il tuo personaggio è quello di Tony. In che modo ti sei avvicinato a questo ruolo per interpretarlo?
Tony è un uomo travolto dagli eventi. Ama follemente la moglie ma ama follemente anche la sua amante. L’una non viene esclusa dall’altra. Ho trovato molto interessante l’analisi che Simenon fa dei sentimenti e della duplicità dell’amore. L’amore è un punto fermo, un nido dove tornare. Ma è anche una libertà, una passione che ti travolge.

Oltre alla recitazione, sei coordinatore del progetto artistico del Teatro Curci di Barletta. Come mai questa scelta?
La scelta è stata voluta da Cosimo Cannito, sindaco di Barletta e dalla dirigente alla cultura Santa Scommegna che hanno trovato in me una figura interessante. Quando ho ricevuto la proposta, ho accettato molto volentieri. Conoscevo il Teatro Curci che rappresenta un’opera italiana meravigliosa. La città di Barletta ama il teatro e il pubblico teatrale è molto presente. Questa grande partecipazione delle persone mi ha dato la spinta necessaria per accettare. Ho voglia di avvicinare sempre più giovani al teatro e sto facendo una sorta di ‘pellegrinaggio’ nelle scuole, dove racconto ai ragazzi che il teatro è un posto bellissimo da vivere, dove in ogni storia ci si può riconoscere.

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Dopo tanti anni di carriera, quali consapevolezze senti di aver ottenuto come persona?
Sicuramente fare questo mestiere mi ha fatto crescere. Adesso, sono più pronto nel cogliere i suggerimenti che mi vengono dati, le proposte che mi vengono fatte. Questo mestiere è sempre un punto interrogativo, dove gli eventi si susseguono. Il lavoro dell’artista è fatto di attese, di studio, di ricerca e mi piace molto.

Ma tra i tanti impegni professionali, chi è Fabio Troiano nella sua quotidianità?
Sono una persona normalissima. Vado a fare la spesa come tutti. Faccio cose quotidiane che fanno tutti. Non ho una vita straordinaria. I miei hobby restano il cinema, il teatro, l’arte in generale.

Quale augurio vuoi fare alla persona che sarai tra un paio d’anni?
Spero di continuare a fare ciò che faccio. Voglio avere la possibilità di poter scegliere quello che faccio. Non chiedo più. Quello che ho mi stimola. Mi auguro, anche tra dieci anni, di fare tutto con l’entusiasmo che sento di avere adesso.

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