Prima polemica, consistente e con molte implicazioni, alla 76esima Mostra del cinema di Venezia. Nella prima conferenza stampa al Lido la regista Lucrecia Martel, presidente della giuria dei film in concorso, ha dichiarato davanti ai giornalisti che alla proiezione (attenzione: non la cena di gala, è stato un errore di traduzione riportato da molti siti italiani) per Roman Polanski lei sarà assente “per non dovermi alzare ed applaudire’”. Il regista, accusato di violenza di minorenne negli Stati Uniti una quarantina di anni fa, porta in concorso J’accuse sul caso Dreyfuss : al riguardo la regista e sceneggiatrice ha ammesso che il film ha precisato che il regista “avrà una chance ma non separo l’uomo dall’artista”.
In conferenza stampa è emerso il tema del #metoo, anche perché la mostra ha ricevuto critiche per avere solo due registe, in gara. Per Lucrecia Martel “la cosa interessante di un’opera d’arte è proprio il fatto che vi traspare l’autore. La presenza di Roman Polanski in concorso, dopo ciò che ha fatto in passato, mi mette a disagio. Non sarebbe giusto nei confronti di tutte le donne argentine che rappresento, vittime di stupro”.
La regista ha spiegato di essersi informata online, di aver fatto una piccola indagine via internet e di aver chiesto il parere di scrittori e intellettuali perché le notizie sul regista le risultano “scomode”. “Mi sono resa conto che Polanski è stato condannato, ha scontato la sua pena e che per la sua vittima la vicenda è chiusa, lo ha perdonato. Credo che Polanski meriti una chance perché il suo film è una riflessione su un uomo che commette un errore. È un dialogo importante oggi, perciò credo che sia opportuno che se ne parli e che il suo film sia presente al festival”.
Per il direttore artistico della mostra, sempre da quanto ha detto in conferenza stampa, bisogna distinguere tra l’artista e l’uomo, che per giudicare se il film è una grande opera o meno non si può aspettare 200 o 300 anni: “Ho apprezzato il film e ho deciso di invitarlo. Non sono un giudice, sono un critico cinematografico e mi viene chiesto di giudicare se un film sia meritevole o no. Il mio lavoro finisce lì. La stessa cosa dovrebbero farla gli spettatori”.
Quanto alle poche registe in concorso, Barbera e la regista Susanna Nicchiarelli, premiata a Venezia per il sorprendente Nico nel 1988 e presidente della giuria della sezione Orizzonti, hanno replicato che il problema non sono le quote rosa nei festival, il problema è che le donne hanno molto meno accesso ai finanziamenti, il budget a loro disposizione è inferiore, è ridotto, per cui – appunta Barbera – devono girare documentari o film a basso costo. Non è una gara alla pari. Al che Lucrecia Martel lancia una proposta a Barbera: ci sono pochi non bianchi, pochi poveri, per cui suggerisce di avere metà film di donne registe e metà di uomini per due anni e vedere cosa accade, se non altro per “forzare l’industria” ad agire e scegliere in modo diverso. (Cl.Sar)
Il sito della mostra del cinema 2019