Frenesia del delitto” (in originale “Compulsion”) è un film hollywoodiano del 1959 che ha già precisamente raccontato, 60 anni fa, ciò che è accaduto l’altra notte al centro di Roma, dove due ragazzi americani ricchi e viziati avrebbero ucciso Mario Cerciello Rega, un giovane carabiniere che era impegnato con particolare sensibilità e con spiccato senso del dovere nel suo lavoro delicato, rischioso e mal pagato.
“Frenesia del delitto” è un film davvero straordinario, che come tanti altri straordinari film americani in bianco & nero pochissimi ragazzi di oggi hanno avuto modo di vedere, nonostante sia facilmente reperibile ovunque, a cominciare da YouTube.
È proprio vero che più la bellezza è a portata di mano, più i nostri sguardi la ignorano. Ecco una metafora che forse ben si addice a Roma e a noi romani.
Il film “Frenesia del delitto” è tratto da un romanzo dello scrittore Meyer Levin, a sua volta ricavato da una storia vera: quella di Leopold e Loeb, due rampolli di buona famiglia in cerca di emozioni forti ad ogni costo perché convinti di godere del privilegio di non dover mai pagare alcun prezzo per le loro azioni.
Nella realtà come nel film, due giovanissimi eroi del sabato sera sentono l’impulso irresistibile a drogarsi come ad uccidere.
Perché? Per ingannare il tempo, si sarebbe detto con una saggezza che oggi sembra estinta. Ingannare un tempo che non trascorre mai. Malgrado a quell’età si abbia davanti a se’ tutto il tempo del mondo, e magari pure tutti i soldi del mondo.
Consiglio a chiunque, genitore o figlio, di scoprire o riscoprire questo bellissimo film diretto da Richard Fleischer, figlio di Max Fleischer, a sua volta padre anche di Popeye, lo strepitoso marinaio animato che in Italia venne ribattezzato Braccio di Ferro.
“Frenesia del delitto” è anche e soprattutto un film di attori eccezionali, che si muovono inquieti o maestosi all’interno di una sceneggiatura scritta in modo magistrale.
Attori giovani come Bradford Dillman e Dean Stockwell, che interpretano i due giovani assassini per noia. E quel gigantesco interprete che risponde al nome di Orson Welles, forse il migliore avvocato mai visto su uno schermo cinematografico.
Del resto, nella dodicesima edizione del Festival di Cannes, Dillman, Stockwell e Welles vennero insigniti tutti e tre della Palma assegnata al migliore attore, fatto più unico che raro.
Stiamo parlando semplicemente di cinema. Di quel cinema che da più di un secolo ci ha spesso aiutati a sopportare e a comprendere la realtà, anche la più insopportabile e incomprensibile.