È una storia colma di ansia quella di Sofia, protagonista del film premiato a Cannes della regista Meryem Benm’Barek: al centro della vicenda c’è l’assurda legge marocchina che prevede da un mese a un anno di reclusione per le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio.
Sofia partorisce un bambino figlio di un uomo che non è suo marito. Entro tre giorni, la ragazza dovrà trovare un marito, per non incappare nelle leggi marocchine e finire in carcere. Il film, che sarà in sala dal 14 marzo con Cineclub Internazionale Distribuzione, ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura a Cannes (Un Certain Regard) ed è stato designato film della Critica.
“A pagare le conseguenze di una società maschilista e patriarcale sono anche gli uomini, non solo le donne. È un problema che riguarda tutti noi”, ha spiegato Meryem Benm’Barek, ospite a Roma dell’Istituto francese Centre Saint-Louis.
“Fin dall’inizio volevo che il cuore del film fosse il ritratto di un intero paese.- ha aggiunto la regista, nata a Rabat nel 1994 – L’obiettivo era quello di rappresentare tutti i rapporti di potere, sia all’interno della dimensione familiare che in quella sociale. Ho voluto mostrare dei personaggi che si affannano alla rincorsa di un’ascesa sociale per raggiungere l’ambito rango dei privilegiati. E lo fanno ad ogni costo, senza preoccuparsi di schiacciare gli altri”.
“Tutti noi paghiamo le conseguenze di un assetto sociale maschilista, nessuno escluso.- ha concluso la regista – La questione del patriarcato in Marocco è molto complessa. La sfera pubblica è priorità assoluta del genere maschile, ma in quella casalinga la situazione è ribaltata e tutto passa in mano alle donne”.