Francesca Fradelloni
Di tutto di più: il rapporto perso tra umano e naturale, il fecondo significato delle differenze, il tema del limite, della disuguaglianza, della diversità e della differenza. È il nucleo profondo di “Border”, secondo lungometraggio del regista svedese di origini iraniane Ali Abbasi, tratto dal racconto Gräns dello scrittore John Ajvide Lindqvist, definito lo Stephen King scandinavo, già autore del fortunato best seller horror vampiresco tradotto in 12 lingue Lasciami entrare (Marsilio).
Il film, che era candidato all’Oscar per il miglior trucco, già vincitore degli Efa per i Migliori effetti visivi, del Premio per il Miglior film a Cannes nella sezione “Un Certain Regard”, arriva nelle sale italiane il 21 marzo distribuito da Wanted, PFA e Valmyn. In America è già un film culto.
L’olfatto infallibile di Tina
Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è nota per il suo olfatto eccezionale. È come se riuscisse a fiutare il senso di colpa, la paura, la vergogna. Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo all’apparenza sospetto, le passa davanti e le sue abilità per la prima volta sono messe alla prova. Tina sente che Vore nasconde qualcosa che, però, non riesce a decifrare. Peggio ancora, ne è irresistibilmente attratta e la storia d’amore con lui le farà scoprire la sua vera identità. Con Vore, infatti, Tina condivide una natura segreta. Tutta la sua esistenza non è stata che una menzogna e ora dovrà scegliere se continuare a vivere una bugia o accettare la sconvolgente verità che le ha offerto Vore. Qualcosa li unisce fortemente; si frequentano, si scoprono, si amano e niente è come appare. Tina scopre di essere una troll, proprio come Vore.
Abbasi: “Istinti bestiali contro la struttura sociale”
“Per me il film non parla della contrapposizione noi/loro ma di una persona che può ed è in grado di scegliere la propria identità. Voglio credere che tutti siamo in grado di scegliere chi essere. Vedo gli esseri umani come degli animali particolarmente evoluti e mi interessano tutte quelle situazioni in cui i nostri istinti bestiali cozzano contro la struttura della società”, racconta il regista.
Tra Tina e Vore si evidenzia proprio questa differenza: dal loro incontro amoroso si sprigiona ferocia e tenerezza, rabbia ed erotismo.
Il film non esita a sottolineare che troppo spesso la normalità trascura tutte le differenze. Il corpo è impacciato, ma è possibile l’eros. Il film allude, indica, richiama all’attenzione, attraverso una figura mitologica che fa accadere qualcosa di impensabile: una figura di confine. Non catalogabile. Questo è il senso della vita: la non catalogazione degli esseri e degli eventi.
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