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"Non siamo pesci": 600 artisti e intellettuali perché il Parlamento indaghi sulle stragi di migranti

Da Benigni a Garrone a Michela Murgia, chiedono una commissione d’inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo. Lunedì 28 appuntamento a Montecitorio

"Non siamo pesci": 600 artisti e intellettuali perché il Parlamento indaghi sulle stragi di migranti
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26 Gennaio 2019 - 17.58


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“Non siamo pesci” è l’appello online promosso da Luigi Manconi, dallo scrittore Sandro Veronesi e dal collettivo #corpi affinché il Parlamento istituisca una commissione d’inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo. Lunedì 28 gennaio ci sarà un presidio dalle 17 a piazza Montecitorio, a Roma. Per aderire si può scrivere a nonsiamopesci@gmail.com, pubblica i nomi di chi ha aderito il sito A buon diritto (qui il link per leggere le adesioni) che  ha organizzato l’iniziativa con i Radicali.
Tra i tanti a mettere il proprio nome al documento: Roberto Benigni, Matteo Garrone, Massimo Cacciari, Emanuele Macaluso, Armando Spataro, Michela Murgia, Gipi, Roberto Alajmo, Niccolò Ammaniti, Alessandro Baricco, Roberto Saviano, Massimo Recalcati, Paolo Giordano, Helena Janeczeck, Edoardo Nesi, Antonio Pennacchi, Nicola Lagioia, Carlo Lucarelli, Rocco Papaleo, Toni Servillo, Alex Zanardi, Emma Marrone …

Oltre seicento, almeno fino a ora, le persone che hanno firmato. Cosa chiedono? “Chiediamo di istituire subito una commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia – recita l’appello – Chiediamo inoltre al Governo di offrire un porto sicuro in Italia alla Sea Watch che sabato scorso ha salvato 47 persone ripristinando il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle Ong che salvano le vite in mare di poter intervenire. Si vuole ricordare a tutti gli Stati europei che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare”. Di seguito il testo dell’appello.

Non siamo pesci
“Non siamo pesci”: così Fanny, fuggita da un conflitto armato in Congo e per 19 giorni a bordo della nave Sea Watch.

“Non riuscirò più a parlare tra poco perché sto congelando. Fate presto”, così l’ultima telefonata giunta al numero di Alarm Phone dal barcone con circa 100 persone a bordo, al largo di Misurata, domenica scorsa.

“Non ho bisogno di essere sui notiziari, ho bisogno di essere salvato”, così l’ultima risposta che uno dei 100 naufraghi lascia ad Alarm Phone.

La ripetizione di questi “non” porta in superficie quel che una semplice cronaca di quanto avvenuto nel Mar Mediterraneo nel corso delle ultime ore non riesce più a far percepire. I fatti sono questi: qualche giorno fa, in una manciata di ore, hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo 170 tra migranti e profughi. Quarantasette sono stati tratti in salvo dall’organizzazione non governativa Sea Watch e circa 100 sono stati raccolti dal cargo battente bandiera della Sierra Leone e avviati verso il porto di Misurata dove, prevedibilmente, saranno reclusi in uno dei centri di detenzione, legali o illegali, della Libia. Centri dove, secondo i rapporti delle Nazioni Unite e di tutte le agenzie indipendenti, si praticano quotidianamente abusi, violenze, stupri, torture. Intanto, l’imbarcazione Sea Watch 3 è destinata a ripercorrere quel doloroso e drammatico itinerario che già l’ha portata a cercare invano un porto sicuro per ben 19 giorni.

Ciò che emerge è il deprezzamento del senso e del valore della vita umana. Sea Watch, va ricordato, è l’unica Ong oggi presente nel Mar Mediterraneo, ormai privo di qualsiasi presidio sanitario, di soccorso e di protezione dei naufraghi. Altro che fattore di attrazione per i flussi migratori, altro che “alleati degli scafisti” o “taxi del mare”: le navi umanitarie, le poche rimaste, salvano l’onore di un’Europa che dà il peggio di sé e si mostra incapace persino di provare vergogna.

Vogliamo dare voce a un’opinione pubblica che esiste e che di fronte a una tale tragedia chiede di ripristinare il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle Ong che salvano le vite in mare di poter intervenire.

E a chi finge di non conoscere le condizioni di quanti – grazie anche a risorse e mezzi italiani – vengono riportati nei centri di detenzione libici, chiediamo di fare chiarezza sul comportamento e sulle responsabilità della guardia costiera libica. E sulle cause dei più recenti naufragi, come quello che ha causato, in ultimo, la morte di 117 persone, rendendo pubblici documenti, comunicazioni e video relativi.

A questo fine chiediamo al Parlamento di istituire una commissione di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia. Chiediamo inoltre al Governo di offrire un porto sicuro in Italia alla Sea Watch, che sabato scorso ha salvato 47 persone, senza che si ripeta l’odissea vissuta a fine dicembre davanti a Malta. E ricordiamo a tutti gli Stati europei che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare.
Per questo, lunedì 28 gennaio ci ritroveremo dalle ore 17 a piazza Montecitorio, a Roma.

Non possiamo e non vogliamo essere complici di questa strage.

Luigi Manconi, Roberto Benigni, Sandro Veronesi, Elena Stancanelli, Alessandro Bergonzoni, Massimo Recalcati, Roberto Saviano, Armando Spataro, Franco Cordelli, Massimo Cacciari, Gabriella Bonacchi, Giacomo Marramao, Umberto Galimberti, Salvatore Natoli, Antonella Soldo, Paolo Naso, Teresa Ciabatti, Luca Doninelli, Gad Lerner, Emanuele Macaluso, Aldo Masullo, Eugenio Mazzarella, Romano Madera, Antonio Leotti, Caterina Bonvicini, Chiara Valerio, Edoardo De Angelis, Francesca d’Aloja, Gipi, Giuseppe Genna, Hamid Ziarati, Valentina Calderone, Jasmin Bahrabadi, Manuela Cavallari, Marco Cassini, Michela Murgia, Valentina Brinis, Gabriele Muccino, Valentina Moro, Paolo Virzì, Riccardo Rodolfi, Roberto Alajmo, Silvia Giagnoni, Federica Graziani, Valerio Nicolosi, Stefano Eco, Simone Lenzi, Massimo Coppola, Giovanni Veronesi, Valeria Solarino, Maurizio De Giovanni, Marco Missiroli, Emanuele Trevi, Fabio Genovesi, Raffaele Manica, Katia Smutniak, Domenico Procacci, I ragazzi e le ragazze di Scomodo, I 100 autori, Silvia Avallone, Mauro Covacich, Kim Rossi Stuart, Marcello Fois, Dalia Oggero, Fabio Geda, Evelina Santangelo, Francesco Bianconi, Daniele Vicari, Marco Risi

Per le adesioni, scrivere a nonsiamopesci@gmail.com

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