Da domani 3 gennaio nelle sale c’è un film su Vincent van Gogh girato da un suo collega, il pittore stanunitense Julian Schnabel: “Van Gogh. Sulla soglia dell’eternità”. Con Willem Dafoe che ha vinto la coppa Volpi per il migliore attore alla Mostra del cinema di Venezia del 2018 e ottenuto una candidatura ai Golden Globe 2019 come miglior attore in un film drammatico. E con un dettaglio a merito del protagonista: Dafoe ha 63 anni, l’artista olandese morì a 37. Eppure a detta di chi ha visto il film, e del regista, l’attore è riuscito a impersonare in modo strabiliante lo sfortunato pittore morto a 37 anni, quasi sicuramente suicida.
Per il regista invece non si suicidò affatto: “Non c’erano testimoni e lui non era depresso, risulta difficile credere al suicidio e non trovare l’arma – ha dichiarato a Valerio Cappelli sulla Lettura – Volevamo smentire l’immagine dell’artista cupo e depresso. Ci interessava che Van Gogh negli ultimi anni della sua vita fose del tutto consapevole di aver acquisito una nuova visione del mondo”. Per Schnabel, già autore di altri film tra cui uno su Basquiat, questo lavoro è molto personale e qui, ha dichiarato a Venezia, ha detto quanto ha da dire sulla pittura spesso dando voce al personaggio Van Gogh.
Il film non è una biografia. È sugli ultimi due anni di vita di Van Gogh e Schnabel lo ha girato nei luoghi reali, ad Arles, all’istituto psichiatrico di Saint-Rémy dove fu ricoverato, e ha filmato scene ispirandosi ai dipinti, a fatti accaduti, il film vuole essere un’opera d’arte in sé. Distribuito da Lucky Red con 3 Marys Entertainment,
“Van Gogh. At Eternity’s Gate (Stati Uniti, Svizzera, Francia, Regno Unito, Irlanda) verrà proiettato anche alla Fondazione Prada a Milano sabato 19 e sabato 26 gennaio nel ciclo della sezione “Indagine”.
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