Crescono i numeri dei ‘casi’ di violenza sessuale che sarebbero stati compiuti dal produttore cinematografico Harvey Weinstein: i procuratori di Los Angeles hanno aperto un’altra indagine a suo carico per un nuovo episodio, il sesto contestato al magnate del cinema. Altre indagini chiamano in causa la star del cinema d’azione Steven Seagal (nominato cittadino russo dal presidente Vladimir Putin nel 2016) e l’attore Anthony Anderson. Non sono stati forniti ulteriori dettagli sulle accuse neé e’ stato rivelato quando i presunti assalti si sarebbero verificati. Nessun commento dai legali rappresentanti di Weinstein, Seagal e Anderson. Weinstein, di recente, è stato il protagonista di uno scandalo che ha scosso il mondo della tv e del cinema, ed eè ora incriminato a New York per tre casi di violenza sessuale. Ma è stato accusato da più di 70 donne di averle pesantemente molestate anche se il produttore cinematografico ha negato di aver mai avuto rapporti sessuali non consenzienti con qualcuna di loro.
E sempre in America l’attore e regista Casey Affleck ha ammesso di aver avuto un “comportamento non professionale” sul set del film “I’m Still Here” e si è scusato. Il 42enne era stato investito dalle critiche e dalle polemiche nel 2016 dopo che una direttrice della fotografia e una producer avevano intentato una causa civile per violazione del contratto, arrivando una di loro a denunciare Casey per molestie sessuali. Entrambe avevano puntato il dito contro l’atmosfera sgradevole che c’era sul set del film nel 2010. “Mi sono comportato in un modo davvero poco professionale e ho permesso ad altri di fare altrettanto. E mi dispiace”, ha affermato il fratello minore di Ben Affleck, in un’intervista al Guardian. “Ho contribuito a un ambiente non professionale e ho tollerato quel tipo di comportamento da altre persone e non avrei dovuto”, ha aggiunto, accettando la sua “responsabilità per questo”.
La causa è stata risolta in via extragiudiziale ma il nome di Casey Affleck è rimasto legato alla lista di uomini finiti nel mirino dopo lo scandalo delle molestie sessuali #MeToo, come Harvey Weinstein e Kevin Spacey.